Sull’ultimo numero di Credere ci si sofferma sulle donne in gravidanza, e su quanto bene facciano i figli alle loro madri già da quando sono in pancia. A riguardo viene pubblicato un articolo dal titolo: “I figli fanno bene alle proprie madri”, con sottotitolo: “Il feto rilascia cellule staminali che hanno grandi effetti benefici”. La collega che l’ha scritto, Agnese Pellegrini, sottolinea che durante la prigionia nei campi di concentramento (il prossimo 27 gennaio sarà il Giorno della memoria), alcune donne rimanevano incinte. Si trattava ovviamente di uno stato conseguente dell’ennesimo abuso che le donne che venivano deportate ad Auschwitz, Dacau e via discorrendo, subivano. “A sorprendermi – scrive – è quella che possiamo chiamare la “forza della vita”: anche in donne così provate fisicamente e moralmente, la vita fiorisce sempre. È un miracolo, più forte di qualsiasi violenza”.



Agnese Pellegrini a riguardo sottolinea come alcuni studi recenti abbiano dimostrato che il feto abbia degli effetti benefici sulla donna, ma in che modo? Semplicemente perchè rilascia delle cellule staminali durante la gravidanza, che rimangono nel corpo materno anche a lungo dopo il parto, si parla di decenni, proteggendo lo stesso. In poche parole, durante i nove mesi di gestazione, non è solo la madre a prendersi cura della propria prole ma un vero e proprio ciclo continuo.



GRAVIDANZA, FETO RILASCIA CELLULE STAMINALI: DOVE SI POTREBBERO ANNIDARE

“L’istinto di sopravvivenza – aggiunge Pellegrini – è più forte di qualsiasi contrarietà, anche di un lager. Si può sempre nascere, e rinascere, nonostante i problemi ci sembrino insormontabili. Come canta Fiorella Mannoia: «Che sia benedetta. Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta»”.

Nel corso della gravidanza un piccolo numero di cellule del feto riesce ad attraversare la placenta e ad entrare nel sangue della madre, per poi annidarsi nei tessuti, così come precisa Focus. Si tratta di un fenomeno che è chiamato microchimerismo, e che era da tempo conosciuto fra i mammiferi prima che uno studio portasse alla luce lo stesso fenomeno anche nell’uomo. Il tutto è ancora più accentuato nei parti gemellari e stando a Focus le cellule potrebbero trovarsi nella tiroide e nel cervello, andando ad influenzare l’allattamento, il metabolismo e l’attaccamento madre-figlio.