Un assegno da 220 miliardi quello che dallo Stato italiano è stato staccato dal 1975 al 2012 per sostenere la Fiat. 37 lunghi anni nei quali l’Italia ha aiutato una delle eccellenze del Paese: si tratterebbe, secondo Il Messaggero, di una stima al ribasso perché non tiene conto dei contributi di questi ultimi anni ossia degli incentivi per acquistare le auto e dei periodi di cassa integrazione a carico del sistema. I soldi sono stati erogati per la Cig, la rottamazione, la costruzione e l’ammodernamento degli stabilimenti, ma anche per lo sviluppo industriale e i sussidi alla disoccupazione. Eppure, non è bastato.
Dopo l’arrivo della famiglia Elkann, infatti, la nascita di Stellantis ha visto un lento declino della compagnia, con delocalizzazioni e spostamenti vari della produzione di molti modelli. I sindacati lamentano inoltre anche una sorta di appiattimento verso il basso sul fronte della filiera produttiva. Le fabbriche italiane, all’avanguardia sul fronte tecnologico, hanno infatti rallentato il passo permettendo a quelle francesi di Peugeot di recuperare terreno. John Elkann qualche tempo fa ha dichiarato che “nella nostra storia non abbiamo mai avuto nessun bisogno di avere lo Stato nel nostro capitale” ma nonostante non sia mai entrato nel capitale stesso, ha speso miliardi di euro per le casse dell’azienda.
Fiat, crollo dei dipendenti nonostante gli aiuti dallo Stato
Nel 2012 Federcontribuenti ha fatto un calcolo complessivo: dal 1975 ad allora la Fiat aveva “ottenuto dallo Stato italiano l’incredibile somma di 220 miliardi di euro tra varie casse integrazioni, prepensionamenti, rottamazioni, nuovi stabilimenti in gran parte finanziati con risorse pubbliche e contributi statali sotto varia forma”. Secondo la Cisl, l’era Stellantis ha ottenuto inoltre decine di milioni di euro solo per la Big e i sostegni per la sostituzione delle auto non green. Più volte, dunque, la casa torinese si è rivolta allo Stato. Stellantis vede al suo interno, inoltre, lo Stato francese con il 6% di partecipazione. Copasir nel febbraio 2022 aveva avvertito del rischio di uno “spostamento del baricentro di controllo sul versante francese, con ricadute già evidenti nel settore dell’indotto connesso con le linee di produzione degli stabili italiani”. Stellantis ha respinto lo scenario più volte.
L’ultimo aiuto dello Stato alla Fiat è stato il credito di 6.3 miliardi consesso dal secondo governo Conte con garanzia Sace a Fca Italy nel 2020, durante la pandemia, per “preservare e rafforzare la filiera automotive italiana”. Il prestito è stato restituito in anticipo da Stellantis nel 2022 ma la produzione non è tornata ai livelli pre-Covid e nel 2021 quasi 8mila lavoratori sono rimasti a casa. Nel 2000 i dipendenti diretti del gruppo in Italia erano 112mila mentre attualmente sono solo 60mila. Una riduzione netta, dunque, nonostante gli aiuti statali.