Ficarra e Picone hanno rilasciato un’intervista a Sette, il settimanale del Corriere della Sera, in cui hanno parlato dei loro anni di carriera. Sulla figura del comico Picone ha detto: «Penso che si possa scherzare su tutto, il comico certe volte esagera, deve essere sgradevole, controcorrente, il comico deve necessariamente forzare la realtà, perché se deve rispettare delle regole, se deve rientrare nei canoni del politicamente corretto, si arriva alla fine della comicità, alla fine di un’arte».



Tra i colleghi siciliani i due spiegano che il simbolo è stato Pino Caruso: «Il più grande esponente è stato lui, tra i più grandi, mai così tanto riconosciuto, ma rivalutarlo e rileggerlo sarebbe importante, la sua comicità è una miniera d’oro. In generale il siciliano è dissacrante, ti prende in giro ma partecipando della tua sofferenza, mai godendo delle tue difficoltà. È un’ironia non volgare, elegante, c’è sempre dell’affetto verso lo sbeffeggiato. Noi poi stiamo là sotto, giù in fondo, quindi non siamo gente che si può mettere su un piedistallo».



Ficarra e Picone: “Dopo 15 anni era arrivato il momento di rimescolare le carte”

Ficarra e Picone, a proposito dell’addio a Striscia La Notizia hanno detto a Sette: «Erano trascorsi 15 anni, nel nostro lavoro ogni tanto ci sta di rimescolare le carte. Era venuto il momento. È stata una scelta ponderata, che non è arrivata all’improvviso. Certo “Striscia” ci mancherà, è stata una parentesi lunga e bellissima. Abbiamo un grande rapporto con Antonio Ricci, un uomo capace di un’ironia cattiva, che è quella più bella. Ci ha fatto sempre sentire a casa: anche se era casa sua sembrava casa nostra».



Il duo palermitano non lascerebbe mai la Sicilia. Ficarra dice: «La Sicilia per me è il paradiso fiscale, prendo soldi all’estero e li importo in Sicilia, fino a quando non ci scoprono va bene così». Ma quali sono gli stereotipi della Sicilia che Ficarra e Picone non amano? «Non sopporto quando dicono che noi siamo attaccati al lavoro, che siamo stacanovisti. Noi lavoriamo perché è giusto farlo, è nella nostra indole, nella nostra natura. Però dire che siamo malati di lavoro, che pensiamo solo ed esclusivamente al lavoro anche nel weekend, ecco questo no. Non è vero. A noi piace anche rilassarci e divertirci. Non mi va che si dipinga la Sicilia solo come luogo di produzione: i soldi, la ricchezza, non è vero, non siamo così legati al denaro. A proposito questa intervista è gratuita o a pagamento?». Non si smette mai di scherzare.