Un trisConte dimezzato o un governo istituzionale erano le alternative sul tappeto lunedì sera, alla vigilia della scadenza fissata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per l’incarico esplorativo dato al presidente della Camera Roberto Fico.
Il vincitore netto comunque è il leader di Italia viva Matteo Renzi: ha messo con le spalle al muro il premier Giuseppe Conte che solo due mesi fa pareva intoccabile, protetto dalla paura dell’epidemia. Ma l’esito di questa vittoria non è chiaro.
Renzi deve scegliere se cedere alle lusinghe di quanto viene offerto a lui e al suo partito oppure chiudere questa partita e aprirne un’altra molto più complicata che potrebbe portare a un governo istituzionale.
Se accettasse il compromesso otterrebbe per sé o i suoi due poltrone importanti: la giustizia, dove il controverso Alfonso Bonafede cederebbe il passo, e la delega ai servizi. Il governo dell’economia rimarrebbe a Gualtieri, che pure non gode di altissima stima a Bruxelles, e a Conte.
Con i suoi due nuovi posti di fatto Renzi sarebbe una specie di premier ombra, ma poi la sua capacità di incidere sarebbe finita. Pd e M5s facilmente si coalizzerebbero per stringere in un angolo la formazione di Renzi.
Infatti egli non potrebbe aprire un’altra crisi fra tre mesi quando i piani del Recovery continueranno a fare acqua, né alla giustizia o ai servizi avrebbe da fare sfracelli. Anzi, una delega ai servizi obbligherebbe lui o chi per lui a un silenzio che mal gli si addice.
Insomma avrebbe aperto una crisi importante per il paese per un pugno di lenticchie. Sarebbe facile per i suoi oppositori lapidarlo.
L’altra strada però è molto scivolosa. Un governo istituzionale di fatto rende qualunque partito superfluo e quindi anche Italia viva conterebbe molto meno. Inoltre come si fa a trovare un equilibrio credibile con un arco che comprende tutto il parlamento o quasi? Il governo dovrebbe essere composto solo di tecnici, solo di politici o con entrambi i gruppi?
Renzi qui potrebbe essere il padre della patria, ma a costo di sedersi a uno strapuntino quando in alternativa avrebbe una poltrona. D’altro canto, in una coalizione così composta pesa chi porta idee e Renzi forse potrebbe dare un contributo vero. Ma poi le polemiche si placherebbero? Si metterebbe in sordina la psicosi galoppante dell’epidemia, ormai malattia mentale prima che polmonare?
Oppure il governo istituzionale verrebbe fatto fallire aprendo la strada alle elezioni, che tanti in questo parlamento non vogliono?
Tutto appare incerto in questi ultimi orribili giorni dell’anno cinese del ratto di metallo.