Terminano oggi le riunioni del presidente della Camera, Roberto Fico, con i partiti della maggioranza per cercare di arrivare a un nuovo governo. Sul tavolo, soprattutto da parte di Italia Viva, sono stati posti molti temi pesanti, dalla proposta di una bicamerale sulle riforme guidata dalle opposizioni alle critiche sul reddito di cittadinanza, dal lavoro al nodo del Mes. C’è chi ha parlato di clima collaborativo, ma le divergenze restano, anche perché gli interlocutori al tavolo non sono pochi. Riuscirà Fico a trovare un punto di sintesi attorno a una bozza di patto di legislatura prima di salire a riferire al capo dello Stato? “Difficile prevedere come andrà a finire – risponde Fabio Tamburini, direttore del Sole 24 Ore –, ma credo che troveranno la quadra, perché il Presidente della Repubblica Mattarella di elezioni proprio non vuole sentir parlare. E siccome il Colle ha il pallino in mano penso che in un modo o nell’altro una soluzione verrà trovata”. Con Tamburini abbiamo cercato anche di individuare quali sono le urgenze cui il nuovo governo dovrà mettere mano quanto prima per portare il paese fuori dalla doppia emergenza sanitaria ed economica.



Potremmo assistere alla riedizione di un governo incerto, litigioso e inconcludente, capace soprattutto di affastellare riunioni, comitati, task force, accordi salvo intese?

Temo proprio di sì, anche se verrà con ogni probabilità camuffato in modo un po’ diverso, non foss’altro che per non perdere la faccia. Aggiungo però che, dopo aver detto troppe parole e aver prodotto pochi fatti, proseguire su questa strada sarebbe un errore davvero grave.



Uno dei nodi sul tavolo è ovviamente il Recovery plan, una partita da 200 e passa miliardi. Rischiamo di sprecare l’occasione? E come evitarlo?

Credo proprio che il rischio sia molto grande. Il tempo di Babbo Natale, almeno fino al 2022, è passato e se crediamo che la Ue ci regali capitali, facciamo un errore ancora più grave di quello che faremmo con un governo che più o meno assomigliasse al Conte 2. L’Europa non ci regalerà nulla, chiede riforme, progetti ben definiti e idee chiare sullo stato di avanzamento dei lavori.

In caso contrario?

I soldi rischiano di non arrivare oppure rischiano di arrivare solo in piccola parte. Sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire l’occasione: magari non si cambia la faccia del paese, ma migliorarlo significativamente con quei miliardi disponibili è possibile.



A proposito di fondi, il mondo produttivo si è lamentato di aiuti e ristori arrivati con il contagocce, in ritardo e con procedure molto farraginose. Urge un cambio di passo radicale?

Un cambio di passo è assolutamente indispensabile e indifferibile. Finora aiuti e ristori sono stati distribuiti a pioggia e in modo mal distribuito. Al contrario le necessità sono sempre più gravi e impellenti e per evitare fallimenti a catena bisognerebbe intervenire.

Se nel 2020 si sono già persi migliaia di posti di lavoro ed è risalito il tasso di disoccupazione, nel 2021 aleggia lo spettro dei licenziamenti. Il rilancio del lavoro non meriterebbe maggiore attenzione?

Nonostante il blocco dei licenziamenti, sono stati persi, dato di ieri, quasi 700mila posti di lavoro. È facile prevedere che appena ci sarà la possibilità da parte delle imprese di licenziare, e prima o poi questo accadrà, le conseguenze saranno davvero serie per tutti. È necessaria una politica del lavoro lungimirante, che permetta di superare la stretta che si annuncia per i prossimi mesi. E sarà una stretta dolorosa.

Andrebbe messo in discussione il reddito di cittadinanza, come sembrano chiedere Italia Viva e il Pd?

A mio avviso il reddito di cittadinanza così com’è congegnato non funziona. Si porta dietro un errore di fondo: è giusto aiutare chi si trova nel bisogno, ma è sbagliato distribuire risorse senza chiedere in cambio impegno e lavoro. Quindi, così com’è oggi, il reddito di cittadinanza è una prebenda, un placebo, che incentiva il non lavoro: è sbagliato e non possiamo nemmeno permettercelo.

Il nodo del Mes è stato pesantemente riproposto da Italia Viva al tavolo della trattativa e subito il M5s ha risposto picche. Sarà un nodo scorsoio per la futura maggioranza o è possibile scioglierlo? E come?

Oggi i finanziamenti sul mercato si trovano a tassi veramente irrisori. Bisogna fare un semplice calcolo se conviene il Mes o se conviene finanziarsi sul mercato. Fatto il calcolo, si decida senza contrapposizioni ideologiche. Va però tenuto presente che i debiti, a qualunque titolo vengano fatti, poi occorre restituirli.

Avere un Conte ter sarebbe come tornare alla casella di partenza?

Dipende, ma ci assomiglia molto.

Un Conte ter dovrebbe prevedere nuovi ministri. Quali sono le “caselle” in cui sarebbe più necessario cambiare?

È chiaro che la riproposizione del Conte 2 non risolve nessuno dei problemi che hanno determinato la sua crisi. Ammesso e non concesso che il problema siano i suoi ministri, non può esserci un governo fotocopia del precedente. Non avrebbe alcun senso. Gli italiani, che già hanno compreso poco di questa crisi, non lo capirebbero. Penso che nella scelta dei nuovi ministri dovrebbe essere accantonato ogni manuale Cencelli e dovrebbero essere premiate esclusivamente la professionalità e la competenza.

Dovesse invece andare a vuoto il mandato esplorativo di Fico, che cosa sarebbe auspicabile a quel punto: un governo del presidente o il voto?

Ripeto: Mattarella non ha nessuna intenzione di mandare gli italiani al voto. Per quanto mi riguarda, ritengo che il vento non si possa fermare con le mani.

Quindi?

Piuttosto che vivacchiare meglio trarre le conseguenze.

In caso di governo del presidente quali sarebbero le priorità su cui concentrarsi: emergenza sanitaria, emergenza economica, riforma elettorale…?

Francamente penso che della riforma elettorale agli italiani interessi davvero poco. Oggi il nodo chiave è la messa a punto di un programma di riforme e di progetti che possa superare il vaglio dei controlli europei necessari per ottenere gli oltre 200 miliardi del Next Generation Eu. C’è poi la necessità, e fa parte sempre del Recovery plan, di attrezzare meglio il paese all’emergenza sanitaria. Il superamento del Covid-19 non è un punto di arrivo, purtroppo ci saranno altre pandemie e altre emergenze, difficile dire quando, ma certamente dobbiamo farci trovare adeguatamente pronti.

(Marco Biscella)