Sarebbe dovuta iniziare oggi, 29 ottobre e fino al 31 ottobre la 19esima edizione in programma alle Fiere di Parma, la fiera della meccanica ma tutto sarebbe sfumato subito dopo il nuovo Dpcm che ha messo un freno a fiere e congressi. Era tutto pronto per Mecspe considerata “la fiera di riferimento per l’industria manifatturiera e le tecnologie per l’innovazione” e che si sarebbe dovuto svolgere nei 60mila metri quadrati dell’expo di Baganzola. Sei padiglioni, 12 saloni tematici e 77 tra iniziative speciali con appuntamenti tecnici: questi i numeri segnalati da Repubblica prima che il nuovo decreto del governo fermasse anche l’ultimo segnale di ripartenza che avrebbe visto la presenza di oltre 1350 espositori, il tutto nel massimo rispetto delle norme governative anti-Covid. Con il provvedimento dello scorso 25 ottobre, però, con il quale si sospendono tutte le manifestazioni fieristiche, anche Mecpse è stata costretta a saltare sebbene fosse in piena fase di allestimento. Il dietrofront ha costretto gli addetti ai lavori a fare un passo indietro, smontare gli stand e disinstallare i macchinari che andavano a comporre le aree dimostrative in piena fase di posizionamento.



FIERE DI PARMA, ULTIMO DPCM BLOCCA MECSPE

Dopo il repentino cambio di programma, Ivo Nardella, presidente di Senaf, Gruppo Tecniche Nuove è stato chiamato a fare i conti con i danni provocati dal dietrofront: “É un duro colpo, sia per la Fiera sia per le aziende del settore che apprezzano da 19 edizioni Mecspe trovandovi nuove tecnologie, soluzioni per tutte le filiere produttive e formazione continua, nonché un momento unico per fare scambi commerciali e ordinativi”, ha commentato in una nota. “Il nuovo Dpcm ha contraddetto il precedente senza tenere conto dei tempi di pianificazione di una manifestazione professionale come Mecspe che è, e rimane, per il settore della meccanica specializzata una tre giorni di lavoro imprescindibile per pianificare la ripresa”, ha aggiunto. Al fine di far comprendere ulteriormente i danni per il settore a causa di una decisione simile, Nardella rammenta come “il settore della meccanica incide per l’8,1% sul valore aggiunto dell’intera economia, per il 6,1% sull’occupazione e se pensiamo che solo in Emilia-Romagna, regione in cui si tiene la manifestazione, la filiera della meccanica costituisce il 56,5% delle esportazioni”. Al momento non sarebbero previsti momenti di confronto con Confindustria e con Aefi. “Una fiera che ha un impatto professionale su quasi 90 mila lavoratori tra imprenditori, operai specializzati, tecnici, ingegneri e che traina un settore strategico per la ripresa del paese, non può e non deve essere messa alla stessa stregua di una sagra di paese”, ha tuonato Nardella che auspica ora la convocazione del ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri “per valutare l’entità dei danni“.

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