Figli ad alto potenziale, l’ossessione francese

In Francia i genitori sono ossessionati dalla possibilità di avere figli ad alto potenziale. A Parigi i bambini particolarmente intelligenti vengono chiamati anche HPI ovvero Haut Potentiel Intellectuel (alto potenziale intellettuale). Si tratta di un acronimo per indicare sia gli adulti, ma soprattutto i bambini più dotati della media. Lo stesso acronimo è quello del titolo originale francese della serie tv diffusa in Italia come Morgane – Detective geniale. La parola HPI non è più di solo utilizzo negli studi di neurologi e psichiatri ma è diventata un’espressione comune.



Come spiega il Corriere della Sera, si tratta di un “effetto moda”: sempre più spesso, infatti, si considerano i propri figli come degli HPI al primo buon voto. Sulle pagine del quotidiano si legge come ormai una battuta in voga a Parigi sia proprio “I miei figli sono eccezionali, gli unici allievi di tutta la scuola a non essere HPI“. C’è infatti una sorta di ossessione dei genitori per i segnali che potrebbero rivelare che i propri figli siano diversi, più intelligenti. Questa moda è legata al garantire ai propri figli le migliori scuole, che siano pubbliche o private.



L’ansia del percorso scolastico perfetto

In Francia, la ricerca del percorso scolastico perfetto comincia alle elementari. Ci sono infatti scuole primarie che garantiscono maggiori possibilità di entrare in certe scuole medie e così via a loro volta che danno accesso a istituti superiori più blasonati nel pubblico o nel privato. Così, di conseguenza, anche i migliori studi universitari. Le famiglie vanno così avanti nell’ansia del cercare e trovare segni dell’eccezionalità dei figli, che si spera siano ad alto potenziale.

In molte scuole private, inoltre, è chiesto un test del QI. Anche per questo molti genitori cercano di portarsi avanti e di far valutare in anticipo i propri figli, allenandoli a superare la “quota 130” che dà diritto alla menzione HPI. I QI 130, comunque, sono il 2,3 per cento del totale: molto pochi. I genitori, come spiega il Corriere della Sera, giustificano anche medie basse o problemi comuni, come la dislessia, con la possibilità che i propri bambini abbiano alto potenziale intellettivo.