Niki Lauda è morto, si è spento nella scorsa notte all’età di 70 anni. Il tre volte campione del mondo della Formula 1, divenuto una leggenda dopo l’incidente al Nurburgring e il ritorno in pista contro ogni pronostico, era sposato con Marlene Knaus, modella che il viennese conobbe negli anni ’70, durante il periodo delle corse, e che sposò nel 1976. Dal loro matrimonio nacquero due figli, Lukas, che venne al mondo nel 1979, e Mathias, che nacque invece due anni più tardi, nel 1981. Le loro nozze non andarono però come dovuto, e nel 1982 Lauda ebbe un altro figlio, da una relazione coniugale, Cristoph. Nel 2008, poi, l’ex pilota si risposò una seconda volta, questa volta con Birgit Wetzinger, da cui ebbe altri due figli, i gemelli Max e Mia, venuti alla luce 11 anni fa. «Oggi che ho molto più tempo a disposizione e zero rischi posso divertirmi con i miei ragazzi – disse in una recente intervista l’austriaco – tra l’altro mi mantengono giovane! Detto ciò non ho rimpianti. In passato non avevo scelta. L’importante comunque è che il rapporto con i figli più grandi non si sia rovinato. Alla fine si è chiuso tutto molto bene».

MATHIAS, CHRISTOPH, LUKAS, MAX, MIA LAUD/ FIGLI NIKI LAUDA

Dei cinque figli, solamente uno sta cercando di ripercorrere le leggendarie orme del padre, leggasi Mathias, che di lavoro fa appunto il pilota professionista correndo per l’Aston Martin Racing nel campionato del mondo endurance. Il fratello più grande Lukas, è invece il suo manager. Un buona carriera quella di Lauda junior, che ha vinto il Fia Endurance Trophy for GTE Am Drivers nel 2017, e registrato due terzi posti negli anni 2015 e 2016. In passato ha gareggiato anche nel Dtm, il campionato turismo tedesco, presso la scuderia Mercedes. Parlando recentemente, Mathias ha svelato che il padre era contrario alla sua carriera da pilota: «Ho iniziato a 22 anni. Mio padre era contrario. Gareggiare non era neppure un’opzione. Posso comprendere i motivi per i quali mio padre era contrario. So bene che momenti ha passato mia madre. Si sono sposati due mesi dopo essersi incontrati e dopo altri due mesi papà fu coinvolto nell’incidente in cui è quasi morto. Non fu facile per lei e poi le corse non le sono mai piaciute. Se sono qui è perché ce l’ho nel dna. E poi se non avessi fatto il pilota, sarei andato veloce con l’auto in autostrada: molto più pericoloso, no?».