Dopo il clamore dei mesi scorsi, negli ultimi tempi sembra essere calato il sipario sul caso della prof di Prato, la 35enne sposata e già madre di un bambino, rimasta incinta dopo aver avuto rapporti sessuali con un alunno minorenne. Un caso che sul finire dello scorso anno aveva destato molto scalpore al punto da essere spesso al centro di numerose trasmissione tv dando vita a veri e proprio talk. La prima udienza del processo si era celebrata lo scorso settembre ma poi era calato il sipario sulla storia con protagonista non solo la prof di Prato accusata di violenza sessuale ma anche il marito della stessa, convinto di essere il padre biologico del bimbo poi nato e che decise di restare al fianco della moglie e soprattutto di crescere come se fosse il suo bambino anche il secondo figlio. Ora, a riaccendere i riflettori ci pensa il quotidiano Libero che pone l’accento sulle lungaggini alquanto surreali legate proprio ad un processo celebrato con il rito abbreviato ma che . Tutto ruota attorno all’età del minore, secondo l’accusa all’epoca dei fatti ancora 13enne (e se così fosse la donna dovrà rispondere di violenza sessuale per induzione su minore), 14enne invece per la difesa, per la quale l’atto non sarebbe punibile. Questo fa pensare come la differenza tra una settimana ed un’altra potrebbe rappresentare una condanna durissima o, al contrario una totale assoluzione.



FIGLIO CON 15ENNE, PROF PRATO AI DOMICILIARI: PROCESSO ANCORA FERMO

Sulla vicenda con protagonista la prof di Prato accusata di aver avuto un figlio da un ragazzino è difficile esprimersi ed ancor più difficile sarà il lavoro del giudice chiamato ad esprimersi. Intanto tra le ultime novità sul caso emerge che la donna è stata sottoposta a perizia psichiatrica da parte del neuropsichiatra che in passato si occupò del caso di Cogne. Dalle analisi è emerso che la donna era ed è capace di intendere e di volere. Non solo: come rammenta Libero Quotidiano, sarebbe stato sottoposto al test del Dna anche il secondo bambino, figlio della coppia e che oggi ha 10 anni, accertando come lui sia effettivamente il figlio naturale del marito della 35enne. Ma qualora non lo fosse stato, quale incidenza avrebbe avuto nella vicenda processuale che coinvolge il minore? A proposito del marito, anche lui risulta imputato nel medesimo processo indagato per alterazioni di stato civile poichè avrebbe riconosciuto come suo figlio il bambino del minore. La moglie, di contro, dopo quasi un anno è ancora ai domiciliari. A tal proposito ricordiamo che per tenere una persona in custodia cautelare devono sussistere tre condizioni: pericolo di fuga, reiterazione del reato e pericolo di inquinare le prove. Andrea Scaglia nel commentare il caso scrive: “Questa 35enne ha certamente fatto qualcosa di censurabile, e nessuno vuole sminuire i traumi che al ragazzino ne possono essere derivati, ma pare si sia davanti a una pericolosa criminale”, criticando in particolar modo il nostro sistema giudiziario.

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