La storica giornalista del Tg1 Tiziana Ferrario aveva parlato al Corriere della Sera della positività al Coronavirus del figlio Edoardo Melloni. In un’intervista concessa all’Agi, lo stesso Edoardo, che ha 29 anni ed è atleta del CUS Pro Patria Milano, ha parlato della sua degenza presso l’ospedale Sacco di Milano, dove ha lottato con tutte le sue forze contro l’infezione da Covid-19.
Il suo dunque è un avvertimento anche per tutti i giovani: “In queste settimane è successo di tutto. È davvero una cosa pazzesca pensare come la vita può cambiare da un giorno all’altro”. Melloni, che è ingegnere chimico, sta proseguendo la quarantena dopo essere stato dimesso dall’ospedale. La sua attività è ritenuta tra quelle essenziali perché lavora alla produzione del liquido per le risonanze magnetiche, così il figlio di Tiziana Ferrario racconta come ha contratto Coronavirus:
“Mi sono sempre recato al lavoro con l’auto aziendale, prestando la massima attenzione, fino al 9 marzo quando con il cliente, vista la situazione, abbiamo deciso di rallentare. Vivendo in una zona di Milano dove è difficile parcheggiare, ho deciso di riportare la macchina aziendale, tornando poi a casa in metropolitana. Tre giorni dopo ho iniziato ad avvertire i primi sintomi”.
IL FIGLIO DI TIZIANA FERRARIO RACCONTA IL CORONAVIRUS
Edoardo Melloni racconta sintomi inizialmente leggeri, un po’ di tosse e febbre intorno ai 37,5°. “Poi la tosse è diventata sempre più forte – ha però aggiunto il figlio di Tiziana Ferrario -, al punto che di notte mi svegliavo per dei prolungati attacchi che duravano anche per diversi minuti. Ero costretto a star seduto e non sdraiato, quasi arrivavo alle lacrime dal dolore. Con l’aumento anche della febbre, il mio medico di base mi ha prescritto lo sciroppo. Ma la tosse non andava via”.
La situazione è degenerata il 15 marzo, quando Edoardo ha sputato sangue dalla bocca, per poi farsi ricoverare all’ospedale Sacco, dove ha scoperto la positività al Coronavirus. Della degenza ha ricordi nitidi: nessuna scena tragica, ma forti limitazioni agli accessi alle camere dei pazienti sia per una questione di costi (“Le tute che vengono utilizzate sono monouso e hanno un costo molto alto”), sia perché “entrare vuol dire seguire un protocollo di vestizione che può durare anche più di 5 minuti. Considerando tutte le camere, si preferisce limitare gli accessi. Dopo quattro giorni lì dentro sentivo che i dispositivi di protezione cominciavano a scarseggiare”.
Al termine dell’intervista, Melloni ha lanciato un invito generale a prevenire il rischio di contagio da Coronavirus:“Bisogna evitare a tutti costi di essere contagiati e l’età non conta: potrebbe passare come passa un raffreddore, ma potrebbe anche non essere così. A priori non ci è dato saperlo”.