Come abbiamo ricordato in passato, nel vero cuore di Roma, a cinque minuti da Piazza del Popolo, c’è uno scrigno di verde, di musica, d’arte. La Filarmonica Romana ha sede da più di mezzo secolo nella Casina Vagnuzzi, storico edificio il cui nucleo risale al Cinquecento e la cui veste attuale, di eleganza neoclassica, è dovuta prima a Giuseppe Valadier e poi a Luigi Canina. L’edificio faceva parte del grande complesso dei possedimenti di Papa Giulio III appena fuori dalla Porta del Popolo, di cui è testimonianza l’adiacente Villa Giulia. Fu poi possedimento di Stanislao Poniatowski, erede del trono di Polonia, prima di passare a Luigi Vagnuzzi di cui tuttora serba il nome. Nella casina (che comprende alcune sale splendidamente affrescate e in cui sono conservate le memorie della storia della Filarmonica Romana dal 1821 a oggi) trovano posto gli uffici dell’istituzione e la Biblioteca; l’edificio prospetta sui vasti Giardini, popolati da numerose piante sia comuni che rare, luogo in cui si svolge la stagione estiva della Filarmonica Romana.



La stagione estiva è un vero incanto perché comporta due concerti ogni sera: uno alle 20 nella piccola Sala Casella, una sala concerti dotata di circa 170 posti, ed uno alle 21:30 nel fondo del parco in un teatro all’aperto con un palcoscenico frutto della fantasia di Denis Krief (regista, scenografo e costumista di fama mondiale). Nell’intervallo tra i due concerti, si può cenare in un ristorante all’aperto dove viene servito un menu mediterraneo.



Questa stagione estiva si estende dal 17 al 30 giugno ed è, come in passato, in collaborazione soprattutto con istituti di cultura straniera: quest’anno spiccano quelli della Polonia, di Israele, dell’Iran, del Giappone e dell’Argentina. Quindi, andare ai concerti nel Giardino della Filarmonica Romana è anche un modo per ascoltare musica raramente eseguita. Inoltre, ci si affida spesso a giovani complessi per le esecuzioni; si conoscono così quelli che domani saranno i protagonisti di grandi organizzazioni concertistiche.

Il vostro chroniqeuer è andato alla prima serata: dopo un documentario sui duecento anni dell’Accademia Filarmonica Romana (in sala Casella) si è passati nel teatro all’aperto per un concerto intitolato Alla Polacca ed eseguito da un esemble de dames, un complesso da camera (Giardino di Delizie) tutto al femminile con strumenti rigorosamente d’epoca.



Come sia difficile conoscere la musica polacca il vostro chroniqeuer lo sa per esperienza personale in quanto sta lavorando ad un saggio su musica, religione e politica nella Polonia del Novecento: senza la collaborazione dell’Istituto Polacco di Cultura a Roma, e senza l’acquisto di testi e CD, a Varsavia non sarebbe stata scritta neanche la prima riga.

La musica eseguita il 17 giugno si riferisce ad un altro periodo, dalla seconda metà del Cinquecento alla fine della prima metà del Seicento –  quando il Regno di Polonia era guidato da Re particolarmente amanti della musica e, mentre si creava una “scuola polacca”, ospitavano a Corte grandi musicisti stranieri (come il tedesco Telemann e gli italiani Picchi e Merulzi). Quindi, i grandi del barocco polacco, come Marcin Mielczewski e Adam Jarzebski, vennero, per così dire, allevati dal mondo del barocco germanico ed italiano.

I nove brani del concerto alternano con sapienza compositori polacchi e compositori di altri Paesi in modo che si possano cogliere le sfumature dei primi anche in quanto i secondi, invitati a Corte, cercavano di adattare i loro stilemi “alla polacca”. Un concerto solo o prevalentemente per studiosi di storia della musica? Non proprio e non solo perché questo barocco è così soave che si adatta perfettamente al Giardino della Filarmonica  ed alla sua atmosfera.

Grande successo e richiesti di bis a cui les dames hanno risposto con un breve ma complesso brano di Telemann.