Ha portato nel calcio teorie sull’apprendimento molto lontane da questo sport: per questo Filippo Galli è stato definito «eretico». L’ex difensore del Milan ne parla anche nel suo libro in uscita, “Il mio calcio eretico-Dai trionfi con il Milan al lavoro con i giovani“, in cui riporta i suoi principi filosofici, maturati anche da allenatore, responsabile del settore giovanile rossonero e dell’area metodologica del Parma fino al 2022, oltre a fornire il suo contributo al settore tecnico della Figc per il calcio dei giovani. In merito all’appellativo di eretico, Galli al Corriere della Sera spiega che è legato al suo «desiderio continuo di andare avanti, di provare a educare i giovani a un’idea di calcio propositivo, di considerare il calciatore come una persona nella sua interezza, curando non solo le sue doti fisiche, tecniche e tattiche, ma anche le sue relazioni con gli altri, le attitudini mentali, il benessere psicologico, con la consapevolezza che queste componenti non possano essere separate l’una dalle altre».

Quello che Filippo Galli propone è un gioco di squadra, quindi bisogna far capire che non è un esercizio individuale, altrimenti non riescono a trovare nei compagni l’aiuto di cui possono avere bisogno per superare gli ostacoli. Del resto, il buon giocatore non è chi agisce da solo, ma è in grado di mettersi a disposizione dei compagni di squadra.

“SACCHI RIVOLUZIONARIO, DE ZERBI FORMATORE”

L’allenatore che rispecchia questa filosofia e che quindi potrebbe essere definito “eretico” è Arrigo Sacchi, «un rivoluzionario» che «aveva una sconfinata passione per il gioco, un senso del dovere esemplare e una cura del dettaglio maniacale». Ma Filippo Galli al Corriere cita anche Fabio Capello, con Italo Galbiati. Per quanto riguarda il calciatore che ha cresciuto e di cui va fiero è Gianluigi Donnarumma: «Lui sin da ragazzino reagiva agli errori, facendoseli scivolare addosso». Ma cita anche Cristante, «che sta ancora giocando da protagonista nella Roma», e Locatelli, «che sapeva vedere linee di gioco immaginarie».

L’ex difensore del Milan nel suo libro nomina spesso Roberto De Zerbi, che definisce «un allenatore formatore» in grado di migliorare i singoli puntando sempre sul collettivo. «Propone un calcio diverso da quello della tradizione italiana, speculativo, difensivo a oltranza». Filippo Galli già quando guidava il settore giovanile rossonero era fautore della costruzione dal basso, anche perché nel caso dei bambini insegna a «essere protagonisti e coraggiosi».

FILIPPO GALLI: “UNDER 23? VORREI SPERIMENTARE IL MIO APPROCCIO”

Filippo Galli si definisce a favore dei big data, nella convinzione che tecnologia e algoritmi possano essere utili a individuare la direzione giusta. Ma quel che conta è usarli come aiuto per una visione globale che non può prescindere sull’esperienza in campo. Per quanto riguarda gli aspetti ancora da migliorare, l’ex difensore ritiene che sia necessario dare più spazio alle donne. «In Italia siamo ancora indietro, sia perché partiti in ritardo e poi perché il calcio femminile ha fatto fatica a farsi accettare in un mondo di uomini».

Filippo Galli non chiude la porta all’Under 23, anzi si candida per guidarne la squadra: «Mi piacerebbe sperimentare di nuovo il mio approccio metodologico: l’Under 23 è il giusto ponte fra il calcio giovanile e quello degli adulti». Galli conferma il retroscena secondo cui era ad un passo dall’entrare nello staff del Chelsea. Ciò risale al 2009, quando Carlo Ancelotti andò in Premier League e gli chiese di seguirlo a Londra. «Ma io mi ero già accordato con Galliani per diventare responsabile del settore giovanile del Milan e non me la sono sentita di non mantenere la parola data».