In questi giorni Filippo Grandi – Alto commissario dell’ONU con la delega ai rifugiati – è stato impegnato in una serie di viaggi che l’hanno portato prima in Italia per il G7 migranti ad Avellino e poi in Libano e in Siria per toccare con mano (ed osservare in prima persona) gli effetti devastanti della guerra avviata nei giorni scorsi da Israele per debellare Hezbollah: proprio di questi temi ha parlato in una recente intervista rilasciata al Corriere prima di lasciare l’Italia alla volta del Libano e dalla Siria da cui ha lanciato un altro appello affinché si raggiunga una pace e si garantiscano ai cittadini libanesi i diritti base che spettano ad ogni essere umano.
Soffermandosi sull’intervista al Corriere, Filippo Grandi ci ha tenuto fin da subito a mettere in chiaro che in Libano si stanno “sovrapponendo due crisi” umanitarie: da un lato la recente guerra e dall’altro la fuga di “un milione di sfollati” che si sono riversati in Siria rendendo decisamente “più complicata l’operazione di soccorso” con effetti che potrebbero rivelarsi (a dir poco) drammatici; il tutto reso ancora più complesso dal fatto che sembra quasi che l’occidente abbia “disimparato a fare la pace”
Dal conto suo – infatti – Filippo Grandi ritiene che siamo ormai giunti ad una sorta di “paralisi degli strumenti di ricerca della pace” che diventa drammatica se si considera che al problema Ucraina si unisce anche quello “raddoppiato [in] Medio Oriente” che rende del tutto “insufficienti i cessate il fuoco” il cui unico effetto è quello di aggravare “i conflitti [rendendoli] intrattabili”: secondo Filippo Grandi ciò che serve è “un processo di pace strutturato” basato su “un disegno politico duraturo” perché allo stato attuale “il sistema umanitario è arrivato al massimo della sua capacità“.
Filippo Grandi: “Positivo il piano italiano in Albania, ma sui migranti serve una nuova visione d’insieme europea”
Lasciando la geopolitica internazionale da parte, Filippo Grandi nella sua intervista passa anche ad un commento al costruttivo vertice che ha avuto in Italia nel corso del quale – oltre ovviamente ai conflitti in corso – si è discusso anche “di flussi [migratori], delle strategie del governo e del piano Mattei“: proprio soffermandosi su questo ci tiene a dirsi piacevolmente stupito per la “buona iniziativa” che per la prima volta si basa su di un “approccio panoramico” che parte “a monte degli arrivi” per gestirli.
Positivo anche il commento di Filippo Grand sulla decisione italiana di aprire dei CPR in Albania, definendola “un approccio nuovo” distante dallo “scarico di responsabilità” che era alla base del similare (ma differente) piano inglese di deportazioni in Ruanda; mentre sul patto migranti siglato dei paesi UE, Filippo Grandi ritiene “importante accelerare” per evitare – da un lato – “la chiusure indiscriminate” di alcuni paesi e – dall’altro – il già visto “scaricabarile” tra alleati europei, ipotizzando anche che in un futuro non particolarmente lontano si arrivi ad una “Europa [dotata] di una capacità di salvataggio in mare” che possa sopperire al problema delle Ong.