Nel docufilm Ultima Gara viene affrontato il tema doping, un incubo che ha coinvolto Filippo Magnini e che ha condizionato pesantemente la sua carriera. Almeno fino al momento in cui il TAS di Losanna gli ha dato ragione, scagionandolo da tutte le accuse. “Qualcosa non ci tornava”, racconta Raoul Bova nel docufilm in onda su Canale5. “Quello che provavamo in quel momento era una sensazione di grande delusione. Sentivamo un muro di ingiustizia che frenava dei sogni. Mi dispiaceva tanto per Filippo“, continua Raoul Bova. I suoi compagni, Rosolino e Brambilla gli fanno eco, mostrando tutta l’amarezza per il calvario vissuto da Re Magno: “Siamo una squadra e se va giù uno vanno giù tutti“, dicono.  “C’è uno start ed uno stop e quello è stato indubbiamente uno stop“, continua Bova. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)



Filippo Magnini, il “re” sogna il grande ritorno

Non è un’esagerazione dire che Filippo Magnini è uno dei più grandi nuotatori della storia italiana. Per quanto il suo alone mediatico abbia spesso oscurato le sue imprese sportive, il “Re Magno“, com’è soprannominato in vasca lo specialista dello stile libero, è uno che si è guadagnato con il sudore il titolo di immortale del nuoto italiano. Il primo vero grande squillo arriva nel 2004, quando ai Campionati Europei di Madrid Magnini conquista a sorpresa la medaglia d’oro davanti al mostro sacro della velocità di quell’epoca, l’olandese Pieter van den Hoogenband, nei 100 metri stile libero.



Magnini arriva alle Olimpiadi di Atene, nel 2004, con molte pressioni addosso ma nella piscina ellenica non riesce a confermare le aspettative e deve accontentarsi del quinto posto in finale. Chi pensa a Magnini come una meteora, però, è costretto a ricredersi. Già l’anno successivo, infatti, Filippo arriva ai Mondiali di Nuoto di Montreal senza troppi clamori e smentisce tutti gli scettici: è lui il primo italiano a vincere i 100 sl davanti a Ryk Neethling e Roland Schoeman. All’oro si aggiunge un tempo mostruoso: 48″12, seconda miglior prestazione di tutti i tempi, a soli 0″28 dal record di Pieter van den Hoogenband.



Filippo Magnini, quel sogno chiamato Tokyo

Il valore assoluto del Filippo Magnini atleta, dopo l’oro mondiale in Canada, non è più in discussione. Magnini però è insaziabile, come tutti i campioni, e subito dopo la medaglia iridata inizia a porsi nuovi obiettivi. Il 2006 è quello in cui batte, di nuovo, il mito Van den Hoogenband agli Europei di Budapest in scioltezza. L’anno successivo Magnini si presenta ai Mondiali del 2007 di Melbourne con un sogno: bissare il successo del 2005, un’impresa che, nei 100 stile in due edizioni consecutive, è riuscita soltanto a due mostri come Matt Biondi e Aleksandr Popov.

Magnini però è un grande campione, e lo dimostra quando nella bagarre, incalzato da molti rivali, riesce a toccare prima degli altri il sensore. Re Magno è oro, a pari merito con Brent Hayden. L’anno dopo le Olimpiadi si confermano un tabù, ma ancora una volta Magnini mette a tacere i critici con un oro agli Europei del 2012 in Ungheria, anche a dispetto dell’età che avanza. Gli ultimi anni sono un calvario: l’amarezza di essere stato accusato di aver fatto uso di doping viene lavata via solo parzialmente quando il TAS di Losanna gli dà ragione. Magnini è pulito, ma a 39 anni suonati insegue ancora un sogno, l’ultimo della sua folle carriera: la qualificazione a Tokyo, varrebbe più di un oro.