Il caso Sinner, con le accuse di doping, ha fatto tornare alla mente di Filippo Magnini ciò che ha vissuto lui alcuni anni fa, con l’assoluzione piena arrivata però solamente dopo molto tempo e sofferenze. “In tre anni ho pianto ogni giorno. Nel momento peggiore ho perso sette chili: fortunatamente ero uno tra i pochi atleti a potermi garantire economicamente una difesa, ma quanti potrebbero farlo oggi?” si chiede, raccontando di esserne uscito distrutto dal punto di vista psicologico. Nel 2020 Filippo Magnini ha ricevuto giustizia con il Tas di Losanna che gli ha dato ragione, ma il danno è stato comunque enorme, con una squalifica pesante e una carriera bruciata, terminata nel modo peggiore, additato come un atleta non corretto.
Filippo Magnini: “Sinner? Contento per lui”
Di recente Filippo Magnini è tornato a parlare del caso doping che lo ha visto coinvolto nel 2018 e nel farlo ha citato anche Jannik Sinner, che ha vissuto la stessa avventura di recente. “Sono contento per lui, sono sicuro che non c’è stato alcun doping. Ha avuto una federazione potente alle spalle, la possibilità di dire la sua, è stato ascoltato e creduto” ha sottolineato al Corriere dello Sport il marito di Giorgia Palmas, uno dei più importanti nuotatori sul panorama italiano.
Secondo l’ex nuotatore, un’ottima difesa “dovrebbe essere un’opportunità consentita a tutti gli atleti”: parole che secondo tanti potrebbero risultare come una frecciatina all’atleta altoatesino, che è stato difeso in maniera eccelsa da un team di avvocati. Lo scorso aprile, durante gli Indian Wells, Sinner è stato sottoposto ad un test antidoping che ha rilevato una positività al Clostebol, anabolizzante vietato: da subito il tennista si è difeso affermando che la sostanza era entrata nel suo corpo per via della contaminazione nelle mani del fisioterapista, che precedentemente aveva utilizzato una pomata che la conteneva. Tutte le accuse nei confronti di Sinner sono cadute.