Dopo la risonanza mediatica che ha ottenuto il caso di Ilaria Salis, detenuta in un carcere ungherese in pessime condizioni, si sono fatti avanti anche i genitori di Filippo Mosca. Anche lui, infatti, si trova detenuto, ma in Romania, per un accusa relativa al possesso di droga che ha sempre negato, così come è stato scagionato anche dalla sua ‘socia’ che, invece, si è dichiarata pienamente colpevole, avendo lei organizzato il ritiro del pacco incriminato. Sul caso, comunque, il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti ha presentato un’interrogazione parlamentare.



La vicenda di Filippo Mosca, raccontano i genitori all’associazione Nessuno Tocchi Caino, inizia lo scorso maggio, quando decise di recarsi in Romania per partecipare al festival musicale Sunwaves. Prima della sua partenza, però, scambiò alcuni messaggi con una ragazza di Barcellona che aveva conosciuto mentre viveva in Spagna, e che sapeva essere intenzionata a partecipare anche lei al festival. Così, la ragazza e Filippo Mosca si scambiarono alcuni messaggi su come trovare un appartamento in cui dormire durante i giorni del Sunwaves. I due presero, poi, appartamenti diversi, neppure vicini, e quando la ragazza venne colta in flagrante ritirare un pacco di droga. Controllando il suo telefono le autorità hanno pensato che quello scambio di messaggi fosse inerente proprio alla consegna e sono scattate le manette anche per Mosca.



Il racconto della madre sulla detenzione di Filippo Mosca

“I primi venti giorni di detenzione mio figlio”, ha raccontato la madre di Filippo Mosca al Corriere, “li ha passati in isolamento, in una cella dove il pavimento era ricoperto di escrementi e i topi avevano fatto un nido all’interno del materasso. Aveva poche cose da mangiare“, ricorda dai racconti che le ha reso il figlio da quel momento, “e se le sono mangiate i topi, non poteva addormentarsi perché aveva paura che lo mordessero”.

Filippo Mosca in isolamento “stava impazzendo”, ma una volta uscito la sua condizione non sarebbe migliorata. “La cella che divide con altri ventiquattro detenuti è un posto invivibile”, nel quale non hanno neppure un fornello per cucinare, o un gabinetto che “è soltanto un buco per terra“. In quel carcere, quello di Porta Alba condannato più volte dalla Cedu per la violazione dei diritti umani, “a loro non viene data nemmeno una coperta” in un paese “dove di questi tempi la temperatura arriva anche a -10”. Ma ad aggravare ulteriormente la condizione di Filippo Mosca c’è anche la sicurezza, dato che la madre racconta che “pochi giorni fa uno lo ha colpito al volto e gli ha lanciato l’acqua bollente su una gamba, e un altro ha tentato di accoltellarlo“. Non denunciò l’aggressione (dalla quale si salvò grazie all’aiuto di altri detenuti), “le autorità dissero che [l’aggressore] è una specie di capo tra i detenuti”, ma firmò un verbale, “ma non sa nemmeno cosa c’era scritto perché era solo in rumeno”.



Le tutele legali per Filippo Mosca

A rendere ancora più tragica la situazione di Filippo Mosca, racconta ancora la madre, c’è anche l’assistenza fornita dalla rappresentate legale italiana a Bucarest. “Hanno fatto davvero poco“, spiega, “eppure abbiamo chiesto aiuto in tutti i modi. Bisogna fare presto”, si appella la madre, “Filippo non ce la fa più a stare lì. Lo sento quasi tutti i giorni e mi dice sempre ‘tirami fuori di qui’, spesso piangendo”. La richiesta del difensore di Filippo Mosca è chiara (oltre che semplice), farlo uscire da quell’incubo, in modo che “possa scontare la condanna in Italia o almeno lì ma ai domiciliari. Però per la legge romena”, conclude la madre, “non può farlo prima che si concluda l’appello, fissato per aprile”.