Il 2 febbraio 2007 l’ispettore capo della polizia Filippo Raciti morì durante gli scontri con gli ultras dopo il derby tra Catania e Palermo, colpito fuori dallo stadio Angelo Massimino. In carcere erano finiti i due ultras Antonino Speziale e Daniele Micale, condannati in via definitiva per omicidio preterintenzionale rispettivamente a 8 anni e 8 mesi e a 11 anni di reclusione. Speziale è stato scarcerato nel 2020, Micale, riporta Ansa, era tornato invece in semilibertà poco prima di Natale del 2018 dopo aver scontato oltre metà della pena in carcere a Catania con un residuo di meno di 2 anni.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, quel giorno diversi tifosi del Catania avrebbero tentato di sfondare il cordone di sicurezza delle forze dell’ordine creato per impedire il contatto con i sostenitori della squadra avversaria. Negli scontri, ricostruisce l’agenzia di stampa, Speziale e Micale avrebero lanciato contro gli agenti un sottolavello in lamierino che, colpendo Filippo Raciti, avrebbe provocato una lesione mortale al fegato. Il decesso dell’ispettore, all’epoca 40enne, avvenne dopo il ricovero nell’ospedale Garibaldi.
17 anni fa la morte di Filippo Raciti, Sap: “2 febbraio giornata contro violenza negli stadi”
Il 2 febbraio scorso, in occasione del 17° anniversario della morte dell’ispettore Filippo Raciti, il Sindacato autonomo di polizia (Sap) ha rivolto un appello alle istituzioni e al mondo del calcio per “istituire la giornata contro la violenza negli stadi” in memoria del poliziotto morto a Catania negli scontri del 2007.
Proprio per questo, come riporta l’agenzia Dire, il Sap ha scritto ai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, al presidente Figc, Gabriele Gravina, e ai presidenti di Lega Serie A e B, Lorenzo Casini e Mauro Balata, per formulare ufficialmente la proposta. “Dal 2007 – ha dichiarato il segretario generale Sap, Stefano Paoloni –, anno in cui accadde questo tragico e infausto evento, sono stati fatti dei lenti ma lunghi percorsi per apportare un reale cambiamento al tifo negli stadi. Si pensi allo strumento del Daspo, all’istituzione degli steward, alla possibilità dell’arresto in flagranza differita e all’istituzione di un Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica“, ma la recrudescenza di fatti violenti durante le manifestazioni sportive, ha sottolineato Paoloni, deve spingere a non abbassare la guardia: “Lo sport è, e deve rimanere, un momento di condivisione, di fratellanza, di solidarietà e di rispetto per il prossimo, indipendentemente da chiunque si tifi, dalla razza o dalla religione di atleti e tifosi. Lo sport deve unire e non dividere”.