Considerato uno degli attori più bravi del cinema e del teatro italiano, Filippo Timi si è raccontato a tutto tondo in una lunga intervista rilasciata ai microfoni del Corriere della Sera. L’interprete de “La doppia ora” ha parlato della sua infanzia e della sua adolescenza, non sempre facile. Il 48enne ha raccontato di essere stato molto introverso e di aver usato il ballo per togliersi di peso le chiusure, ma non solo…”



“Il teatro? Prima ci sono la danza e il pattinaggio a rotelle: ero forte, ho fatto gare, questo spiega le mie cosce importanti. A 15 anni, poiché non giocavo a calcio, mi dicevano frocio. Perché mi mettete un’etichetta, perché lo usate come un insulto, mi chiedevo. Ma soprattutto: perché non ho avuto il coraggio di dire sì?”, ha raccontato Filippo Timi nel corso del lungo dialogo con il quotidiano.



FILIPPO TIMI TRA CARRIERA E VITA PRIVATA

Filippo Timi ha spiegato che la sua vera carriera è partita quando ha cominciato a guadagnare soldi, ovvero con i film di Salvatores e Bellocchio. L’attore, in precedenza, faceva la fame: “Fino a 25 anni entravo in scena per non balbettare, per dimostrare agli altri che ero bravo e a me stesso che esistevo. Poi grazie a Cechov ho capito che era più interessante mettermi a disposizione del ruolo e della storia. Da concavo a convesso, insomma. Finché non abbracci il tuo dolore, però, non succede”. Filippo Timi ha rivelato di aver avuto recentemente un down per dispiaceri sentimentali – ora è innamorato, ma di se stesso – e ha parlato anche del suo rapporto con la fede buddista: “Non ho troppa voglia di parlarne ma le dico questo: un po’ più buddisti, questi cattolici, dovrebbero essere… Basta con il senso di colpa”.

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