Filippo Turetta per la prima volta in aula da quando è iniziato il processo a suo carico per l’omicidio di Giulia Cecchettin, l’ex fidanzata 22enne uccisa l’11 novembre dello scorso anno a ridosso della laurea. Il giovane, coetaneo della vittima, come reso noto dal suo avvocato Giovanni Caruso all’Ansa, ha deciso di presentarsi in aula per rispondere alle domande davanti alla Corte d’Assise di Venezia e rendere, scrive Adnkronos, “una confessione piena per onorare Giulia“. 



Filippo Turetta è imputato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e legame affettivo con la vittima nonché i reati di sequestro di persona, occultamento di cadavere, stalking e porto d’armi. Uno spettro di contestazioni che lo vede a rischio ergastolo in caso di condanna. Questa sera a Quarto grado tutte le novità della giornata del 25 ottobre, a margine della seconda udienza, e gli orizzonti giudiziari in vista della sentenza che potrebbe arrivare il prossimo 3 dicembre.



Il racconto dell’interrogatorio in aula di Filippo Turetta

Olga Mascolo, inviata di Storie Italiane, è presente in tribunale e racconta: “Filippo Turetta fa fatica a parlare, ha lo sguardo basso, la voce tremante”. E ancora :”Gli hanno chiesto delle sue famose note che aveva sul cellulare e lui ha replicato dicendo che avevo pensato di… ma poi trascina una parola, non si sa se ucciderla o rapirla, e dopo si sarebbe voluto uccidere”:

E ancora: “Fa molta fatica ad esprimersi, si sta piano piano aprendo, ora ha lo sguardo basso. I famigliari di Giulia Cecchettin ci sono tranne la sorella che è ancora molto scossa, ieri a riguardo ha pubblicato un post Instagram, per loro è faticoso assistere a questo interrogatorio. lui non ha molta spavalderia – ha comunque precisato – ed ha la voce tremante, ma piano piano parla, ad un certo punto dice di aver pensato di rapirla per stare insieme qualche tempo, dice di provare un risentimento pensando che avevano appena litigato”.



“Filippo Turetta incerto e confuso”

E ancora: “Era un brutto periodo e non volevano restare insieme, il pm chiede come mai ha scritto la lista e lui dice per tranquillizzarsi e scusarsi, ma ha attuato qualche punto della lista e lui dice di sì, come procurarsi alcuni oggetti sulla lista”.

Storie Italiane ha mandato in onda anche alcune delle dichiarazioni di Filippo Turetta in aula, tutte risposte in maniera molto confusa: “Perchè ho acquistato un terzo scotch? Ne avevo già due, non so perchè, forse per sentirmi più sicuro nel farlo, non sapevo se gli altri due andavano bene, non so, non c’è un motivo. I due coltelli quando li ho messi in auto? Non ricordo quando, ma quei giorni di quella settimana, uno di quei giorni, non so se giovedì, mercoledì, venerdì, sabato, non quel sabato, prima”. E ancora: “Avevo ipotizzato di seppellirla? Si poteva essere una ipotesi. I luoghi selezionati? Volevo portarla lì dopo averla rapita”.

Filippo Turetta in aula: il commento di Antonella Rossi e Davide Barzan

Per Antonella Rossi, ospite in studio a Storie Italiane: “Le sue parole vanno in contrasto con il suo agito, lo zaino, il percorso in montagna, il coltello, è chiaro che c’è una strategia difensiva che è molto chiara, ricorda la strategia di Impagnatiello, c’è una persona che sta continuando a dirsi che non è cattivo. c’è un problema di lucidità dovuta ad una patologia che non vuole dire incapacità di intendere e di volere, lui rasentava la sadicità, questi personaggi vengono definiti anche maligni”.

Concorde anche Davide Barzan, che aggiunge su Filippo Turetta: “Vedo un ragazzo che gioca a farsi vedere dai giudici e dalla corte ripiegato su se stesso ma lui è tutt’altro, ha premeditato l’omicidio di Giulia, ha studiato il percorso da fare con l’auto, ha fatto ricerche internet su come nasconde i cadaveri di Giulia credo che arriverà sicuramente l’ergastolo per Filippo Turetta”.

Filippo Turetta, “la verità” sull’omicidio di Giulia Cecchettin

Secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa, Filippo Turetta, attraverso il suo legale, avrebbe “promesso” di dire tutto sull’omicidio di Giulia Cecchettin: “Nessuna bugia – riporta Adnkronos citando la difesa del giovane imputato –, ma una confessione piena” in aula, per la prima volta davanti ai giudici di primo grado a Venezia e al padre della vittima, Gino Cecchettin, a quasi un anno dall’efferato delitto. Sguardo basso e diversi “non so” e “non ricordo” in risposta alle domande del pubblico ministero che gli contesta la premeditazione, parole vaghe che hanno costellato la sua versione in udienza.

Impietrito davanti al racconto del ragazzo, il papà di Giulia ha assistito all’interrogatorio dopo aver ribadito ai cronisti di non volere “vendetta”, ma giustizia per la figlia. In sede di interrogatorio a margine dell’arresto (avvenuto in Germania dopo una fuga lunga 8 giorni), Turetta aveva già ammesso di aver assassinato la sua ex fidanzata ma avrebbe “ridimensionato” il numero delle coltellate inferte parlando di “12, 13”. Il dato oggettivo emerso dall’autopsia sconfessa la sua versione e restituisce la fotografia di un crimine sconvolgente: Giulia Cecchettin sarebbe stata raggiunta da 75 fendenti e avrebbe opposto al suo assassino un disperato tentativo di difesa.

La confessione dopo l’arresto: “Così ho ucciso Giulia”

Filippo Turetta è accusato anche di sequestro di persona perché la sera dell’omicidio di Giulia Cecchettin, l’11 novembre 2023, l’avrebbe trattenuta con la forza per poi assassinarla dopo aver trascorso con lei un pomeriggio di shopping in un centro commerciale di Marghera in vista dell’imminente laurea della giovane.

Il delitto si sarebbe consumato in due fasi. La prima aggressione a circa 150 metri dall’abitazione della ragazza a Vigonovo, la seconda, quella in cui si sarebbe conclusa l’azione omicidiaria con decine di coltellate, nella zona industriale di Fossò. “L’ultima coltellata che le ho dato era sull’occhio. Giulia era come se non ci fosse più. L’ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti“, avrebbe dichiarato il 22enne reo confesso. Filippo Turetta si sarebbe disfatto del corpo di Giulia Cecchettin nei pressi del lago di Barcis, in provincia di Pordenone, prima di darsi alla fuga che sarebbe terminata con l’arresto in Germania.

Per l’accusa, avrebbe premeditato l’omicidio e si sarebbe procurato tutto il necessario per immobilizzare e uccidere una persona così da assicurarsi che il suo piano di morte non saltasse. Avrebbe spiato la vittima con un’app sul telefonino e l’avrebbe tormentata per mesi, dopo la fine della loro relazione, prima di ammazzarla.