PROCESSO FILIPPO TURETTA, LA REQUISITORIA E RICHIESTA DI CONDANNA
Ergastolo per Filippo Turetta: questa la richiesta del pubblico ministero Andrea Petroni per l’omicidio di Giulia Cecchettin. L’ha formulata al termine della requisitoria in cui ha ripercorso tutte le fasi del delitto, senza lasciare spazio a riflessioni sul tema del femminicidio, per concentrarsi sull’accertamento delle responsabilità individuali. A tal proposito, nella prima parte si è soffermato sull’incontro dell’11 novembre 2023 e sulle tre aggressioni.
La prima è avvenuta a Vigonovo e la sua durata, sei minuti, smentisce la versione dell’imputato, che ha riferito di una lunga lite prima dell’aggressione. La seconda è avvenuta in auto, dove sono state trovate tracce di sangue, perché la vittima si è difesa, infatti le sono state riscontrate 25 lesioni sulle mani. La terza e ultima aggressione è avvenuta nella zona industriale di Fossò ed è stata ripresa dalle telecamere di una ditta: si vede Giulia Cecchettin che corre seguita da Filippo Turetta, il quale porta a termine il delitto.
Nel ricostruire la fuga, il pm si sofferma su altri particolari significativi: l’occultamento del cadavere, le cui modalità lambiscono per il reato di soppressione di cadavere, e la sosta dal benzinaio, dove viene ripreso con vestiti diversi, poi l’arresto. Il pm ha evidenziato che non si è costituito, ma si è preparato ad essere arrestato, visto che aveva terminato le risorse per la fuga e ha cominciato a cancellare le prove.
OMICIDIO GIULIA CECCHETTIN, “PROVATA ANCHE LA PREMEDITAZIONE”
Nella fase successiva della requisitoria il pm ha ripercorso invece le tappe della relazione tra Filippo Turetta e Giulia Cecchettin, con le rotture e gli “atti persecutori” dell’imputato tra richieste ossessive, sfuriate, centinaia di messaggi, minacce e “principi di violenza fisica“. Nessun dubbio poi sulla premeditazione, che è dimostrata secondo Petroni dalla lista delle cose da acquistare e fare, creata peraltro durante una lite in chat con la vittima, eseguita in vari step ed eliminata dopo l’omicidio.
Dunque, è stata formulata la richiesta di ergastolo per Filippo Turetta, con la conferma di tutte le aggravanti che sono state contestate, come appunto la crudeltà e la premeditazione. Per quanto riguarda la prima, è stata sottolineata la violenza e la durata dell’omicidio, ma anche il piano stesso, che prevedeva diverse fasi e pure l’immobilizzazione della ragazza. Il pm ha evidenziato la presenza di ferite “in posizioni inaccettabili per far morire una persona, per esempio il sopracciglio o l’orecchio“, motivo per il quale ha concluso che da parte dell’imputato ci fosse “insensibilità all’altrui patimento“.
COME IL PM HA “ANTICIPATO” LA DIFESA
Il pm si è spinto oltre, anticipando alcune delle osservazioni che ci si aspetta faccia la difesa, a partire dalla giovane età di Filippo Turetta. Ebbene, ha evidenziato che il giovane aveva le possibilità e condizioni culturali per scegliere cosa fare anziché utilizzare la sopraffazione come unica soluzione al suo ‘problema’. Inoltre, ha ricordato che l’ergastolo non è un effettivo fine pena mai, perché c’è spazio per la rieducazione e dopo 26 anni si può ottenere la libertà condizionale.
Ma ha soprattutto rimarcato come la rinuncia da parte dell’imputato all’istruttoria e ai testimoni per velocizzare il processo non vada intesa come attenuante da valorizzare. Infine, ha sminuito la collaborazione dell’imputato, che ha fornito il codice del telefono, su cui però non c’era nulla, perché aveva cancellato tutto, infatti alcuni elementi importanti sono stati raccolti attraverso altri strumenti.