Filippo Turetta condannato all’ergastolo: pronunciata oggi la sentenza per il reo confesso assassino di Giulia Cecchettin
Come da programma nel pomeriggio di oggi – martedì 3 dicembre 2024 – è stata pronunciata la sentenza contro Filippo Turetta, il 23enne reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin che lo scorso anno ha tenuto a lungo gli occhi di tutta la nazione incollati ai televisori in attesa di sapere che fine avessero fatto i due ragazzi misteriosamente spariti nel nulla il 10 novembre del 2023: attorno alla sentenza nei confronti del killer c’era una grandissima attesa, con l’accusa che aveva chiesto l’ergastolo per il 23enne e la sua difesa che aveva provato a far cadere l’aggravante della premeditazione, della crudeltà e dello stalking per ottenere uno sconto di pena.
Nonostante il tentativo, gli stessi legali di Filippo Turetta avevano chiarito in aula che il ragazzo era certo di dover passare in carcere buona parte della sua vita, al punto che si era detto disposto ad accettare qualsiasi condanna gli fosse impartita; e così dopo alcuni giorni di attesa, in mattinata si è tenuta la quinta – ed ultima – udienza a carico del giovane e dopo le fasi dibattimentali i giudici si sono chiusi in camera di consiglio per alcune ore: l’esito delle loro valutazione è una condanna piena all’ergastolo per Filippo Turetta, riconoscendolo colpevole di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, del sequestro di persona, della detenzione di armi e dell’occultamento di cadavere; mentre sono cadute sia l’ipotesi dello stalking, che quella della crudeltà.
Il padre di Giulia Cecchettin: “Giustizia è stata fatta, ma la nostra è una società sconfitta”
Insomma, i giudici della Corte d’Assise di Venezia hanno condannato Filippo Turetta all’ergastolo ed ora possiamo supporre che non sarà intenzione del ragazzo 23enne impugnare la sentenza e prolungare – così – il già ampio dolore procurato alla famiglia Cecchettin; ma per ora non emergono grandi indiscrezioni in merito e non è detto che i legali possano appellarsi per ottenere – così come puntavano a fare già nell’appena concluso processo – le aggravanti più presenti riconosciute dai giudici di primo grado.
Presenti in aula – oltre ovviamente a Filippo Turetta con i suoi difensori e l’accusa costituita dai PM veneziani – anche i parenti stretti di Giulia, a partire dal padre Gino Cecchettin, passando per la nonna Carla Gatto che hanno avuto modo di incontrare il legale del 23enne Giovanni Caruso che nei giorni scorsi avevano accusato di non aver rispettato la memoria della compianta ragazza con la sua arringa difensiva: tra i tre ci sarebbe stata una stretta di mano ed un breve chiarimento a parole utile a chiudere (si spera) la pagina estremamente dolorosa del lungo processo.
Intercettato dai microfoni di RaiNews dopo la pronuncia della sentenza contro Filippo Turetta, Gino Cecchettin ha messo in chiaro che finalmente “giustizia è stata fatta“, precisando però – da un lato – che “la violenza di genere non si combatte con le pene” e – dall’altro – che “siamo sconfitti come società“; mentre commentando la stretta di mano con l’avvocato Caruso, il padre di Giulia ha spiegato che “ci siamo chiariti” dicendosi “offeso dalle sue parole in aula” ma precisando che “tra persone civili ci si chiarisce sempre”.