Nelle ultime ore, la rinuncia dei genitori di Filippo Turetta all’incontro in carcere – concesso in via straordinaria al giovane accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin – ha destato clamore e seminato spinosi interrogativi. Secondo quanto trapelato a stretto giro, il padre e la madre del 22enne avrebbero deciso di non seguire l’avvocato Giovanni Caruso a Verona, dove il figlio è recluso e sorvegliato a vista, perché avrebbero bisogno di un supporto psicologico per affrontare un colloquio che, come noto, sarebbe il primo da quell’11 novembre in cui il ragazzo avrebbe sequestrato la ex fidanzata per poi ucciderla e darsi a una fuga conclusa 7 giorni più tardi con il suo arresto in Germania.



Lo stesso Filippo Turetta aveva chiesto di poter vedere i genitori e il pubblico ministero avrebbe dato il via libera all’incontro per la giornata di mercoledì 29 novembre, nonostante non fosse giorno di visite per i detenuti, ma tutto è saltato. L’improvviso cambio di passo della famiglia Turetta potrebbe però essere dovuto a un’altra motivazione, prettamente “tecnica” in termini di strategia difensiva: l’incontro potrebbe essere stato annullato su suggerimento del difensore per il forte rischio che l’indagato, in un momento delicatissimo ed emotivamente complesso come questo, possa dire qualcosa capace di esporlo a un aggravamento della sua già compromessa posizione. Ai microfoni de La vita in diretta, Elisabetta Cametti ha detto di ritenere verosimile tale scenario: “Credo che l’avvocato gli abbia consigliato di non andare perché Filippo, in questo momento, è sicuramente in una situazione di alta tensione emotiva e un incontro così avrebbe potuto farlo crollare facendogli dire cose di troppo. Avrebbe potuto compromettere tutta la strategia difensiva anche perché, ricordiamolo, incontri di questo tipo vengono intercettati, vengono ascoltati, sono incontri le cui parole entrano agli atti come accaduto nei casi Bossetti e Panarello“.



Giulia Cecchettin, le dichiarazioni di Filippo Turetta davanti al gip

Davanti al gip di Venezia, in sede di interrogatorio, Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha reso alcune dichiarazioni spontanee a sostanziale conferma di quanto ammesso alla polizia tedesca a margine del suo arresto quando, individuato dopo una fuga di 7 giorni, avrebbe affermato di aver ucciso la sua fidanzata (una confessione non valida nel procedimento italiano). Lo ha spiegato il suo avvocato, Giovanni Caruso, che non ha aggiunto altro in merito ai contenuti espressi dal suo assistito dopo l’estradizione.



Secondo quanto riportato dall’Ansa, Filippo Turetta avrebbe pronunciato le seguenti parole di fronte al giudice per le indagini preliminari: “Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro“. Secondo l’avvocato Nicodemo Gentile, legale della sorella di Giulia Cecchettin, Elena, l’omicidio sarebbe “aggravato dallo stalking“: “Turetta ha dimostrato di essere un ‘molestatore assillante’, il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono ‘fame di possesso’ verso la nostra Giulia“.