Si apre oggi il processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, in cui è imputato Filippo Turetta, che rischia l’ergastolo. Il giovane reo confesso non sarà in aula, del resto la linea della difesa è quella di evitare la spettacolarizzazione del processo. Lo stesso vuole la Corte d’assise di Venezia, che infatti ha stabilito che è ammessa solo la Rai come emittente, mentre in aula potranno essere presenti solo 40 persone, di cui la metà giornalisti accreditati. Non ci sono certezze sull’eventuale richiesta di una perizia psichiatrica: la difesa ha anticipato di non volerla chiedere, ma non si può escludere che il giudice durante il dibattimento la richiesta.



Per quanto riguarda i testimoni, la difesa chiama solo il medico legale, mentre sono una trentina le persone convocate dal pm Andrea Petroni, tra familiari, amici e carabinieri. Intanto, il sindaco della città di Giulia Cecchettin, Luca Martello, ha annunciato la volontà che il Comune si costituisca parte civile nel processo, spiegando che è stato affidato l’incarico a un legale, ma le considerazioni spetteranno alla Corte. Comunque, tra le parti civili ci sono Gino Cecchettin e la figlia Elena, rispettivamente padre e sorella della vittima.



FILIPPO TURETTA, IL “PESO” DELLA PREMEDITAZIONE SULL’ERGASTOLO

Comunque, il giudizio potrebbe ruotare attorno alla premeditazione del delitto da parte di Turetta, che infatti deve rispondere di omicidio volontario, con le aggravanti della premeditazione, crudeltà, efferatezza e stalking, oltre che di occultamento di cadavere, rischiando alla luce di ciò l’ergastolo.

A tal proposito, l’unica chanche che la difesa avrebbe per evitare l’ergastolo sarebbe legata al mancato riconoscimento della premeditazione, ma lo spiraglio è molto stretto, visto che ci sono elementi pesanti: Filippo Turetta, ad esempio, aveva con sé coltelli, scotch per zittirla e sacchi per nascondere il cadavere. A tal proposito, nell’ultima puntata di Quarto Grado è stata mostrata una parte dell’interrogatorio di circa 7 ore, in cui l’imputato ricostruisce il delitto con un racconto in cui non c’è alcun cenno di commozione riguardo le sorti dell’ex fidanzata di Vigonovo, il cui cadavere fu trovato nei pressi di Barcis (Pordenone).



Di sicuro si aspetta l’ergastolo la famiglia della ragazza. «Quando si parla di ergastolo, ergastolo deve essere per questo tipo di crimine, e non solo perché qui c’è mia nipote di mezzo, il discorso vale per tutti i femminicidi», precisa ai microfoni di Fanpage lo zio materno di Giulia, Andrea Camerotto, secondo cui questo è anche l’esito che si aspettano tutti.

L’OMICIDIO DI GIULIA CECCHETTIN

Era il novembre 2023 quando la famiglia di Giulia Cecchettin denunciò la scomparsa della studentessa 22enne, che non aveva fatto più ritorno a casa dopo essere uscita con l’ex fidanzato. Sei giorni dopo venne trovata morta in una scarpata, a 100 chilometri dalla zona industriale di Fossò dove era stata uccisa con 75 coltellate. Poche ore dopo Filippo Turetta venne fermato vicino Lipsia, in Germania: ammise subito di averla uccisa, ricostruendo poi l’aggressione, avvenuta in due fasi, prima in un parcheggio vicino casa della vittima, poi a Fossò.