Il pm della Procura di Venezia interrogherà gli psicologi che seguivano Filippo Turetta, il killer di Giulia Cecchettin. Il ventiduenne si era rivolto a diversi professionisti, ma senza intraprendere un vero e proprio percorso di cure. Sebbene sia la ex fidanzata sia i suoi familiari gli avessero consigliato di affidarsi ad uno specialista di salute mentale. Il primo appuntamento, come ricostruisce Il Mattino, era stato prenotato all’inizio dell’estate e fissato il 22 settembre. L’ultimo incontro sarebbe dovuto avvenire il 4 novembre, ma l’imputato non si è mai presentato. Una settimana prima dell’omicidio.
Filippo Turetta, tuttavia, non era entrato in contatto soltanto con uno psicologo. Il giovane ne ha cambiati diversi, senza mai però riuscire ad aprirsi del tutto per raccontare quel disagio che provava dopo la rottura con Giulia Cecchettin. I professionisti, da parte loro, avevano compreso che qualcosa non andava, tanto che avevano fissato degli appuntamenti più ravvicinati. È per questo motivo che ora gli inquirenti intendono capire quale fosse stata la diagnosi degli specialisti. Se era stato riscontrato un disturbo psicologico che avrebbe potuto fare presagire che il ventiduenne stesse pianificando il femminicidio.
Filippo Turetta, pm interrogherà psicologi che lo seguivano: il parere di Rosario Sorrentino
A parlare del rapporto tra Filippo Turetta e gli psicologi che lo seguivano, ai microfoni di Adnkronos Salute, è stato il neurologo Rosario Sorrentino. “Il caso è l’esempio di una sottovalutazione clinica di un problema: se fosse stato approcciato da un medico specialista si sarebbe potuta ridurre la rabbia, le ossessioni e il tormento di questo ragazzo. Una volta stabilizzato, si sarebbe potuto intervenire con la cura integrata con lo psicologo. Non dobbiamo perdere l’occasione per far sì che queste tragedie non si ripetano: il disagio mentale va sdoganato e va smantellata l’etichetta. Non basta andare dallo psicologo”, ha sottolineato.
E conclude: “Filippo Turetta ha cambiato diversi psicologi. Mi sono più volte chiesto in questi giorni riflettendo sull’omicidio di Giulia Cecchettin, così come per altri casi, come sarebbe andata se fin dall’inizio fosse andato subito da un medico, uno psichiatra ad esempio, e non da un psicologo. Lo dico perché quello che è accaduto deve far riflettere tutti, non ci possiamo permettere di vedere che nella maggior parte di casi simili a questo ci si riduca alle sole sedute dello psicologo e non ad un medico specialista che sappia stabilizzare l’equilibrio biologico del cervello con una adeguata terapia farmacologica che non è l’ansiolitico dato dall’amico”.