Filippo Turetta, accusato di aver ucciso la ex fidanzata Giulia Cecchettin, sarà presto in Italia al termine dell’iter di estradizione avviato in Germania, Paese dove il 22enne è stato arrestato dopo una fuga di 7 giorni. Chiamato a rispondere di accuse gravissime che vanno dall’omicidio volontario al sequestro di persona, il ragazzo ha una posizione che potrebbe appesantirsi se verrà contestata anche la premeditazione. Un’aggravante che potrebbe portarlo all’ergastolo e che sembrerebbe trovare alcuni primi riscontri negli elementi e nei reperti finora acquisiti dagli inquirenti a carico dell’indagato.



Nel frattempo, mentre la procedura della consegna del giovane alle autorità italiane sta per concludersi (il 22enne dovrebbe rientrare a Venezia con un volo militare il 25 novembre), è esplosa una bufera sull’avvocato difensore nominato d’ufficio, Emanuele Compagno. Alcuni suoi post, tra il 2015 e il 2021, hanno fatto il giro del web e delle cronache per dei presunti contenuti omofobi e misogini anche in materia di violenza sulle donne. A stretto giro, in costanza delle polemiche sulle passate esternazioni social di Compagno, l’Ansa aveva parlato di una sostituzione del legale con il collega Giovanni Caruso, ordinario di Diritto penale a Padova, ma la stessa agenzia di stampa, intorno alle 23 di ieri, ha parlato di un “affiancamento”: i due avvocati sarebbero entrambi parte del collegio difensivo di Filippo Turetta, come riporta anche Adnkronos, perché la famiglia avrebbe semplicemente deciso di ampliare la difesa.



Filippo Turetta, i post dell’avvocato Emanuele Compagno al centro delle polemiche

I post dell’avvocato Emanuele Compagno sui quali si è scatenata una vera e propria bufera risalirebbero a un periodo compreso tra il 2015 e il 2021. Secondo quanto riporta Il Corriere della sera, il legale sarebbe finito al centro delle polemiche per frasi come “È giusto ricordare che le vittime sono da entrambe le parti” e “Ho assistito ad una scandalosa puntata di ‘Carta Bianca’ in tema di violenza alle donne. La donna veniva trattata come una menomata. Se ubriaca è scusata. L’alcol è una scusante per la donna, mentre non lo è per l’uomo“.



Nel 2015, riferisce ancora il quotidiano, avrebbe scritto quanto segue: “Non capisco cosa ci facciano delle ragazzine vestite da pu****e in giro per il paese“. Tali affermazioni dell’avvocato di Filippo Turetta, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, non sono passate inosservate e hanno innescato un’ondata di indignazione e critiche tra web e carta stampata. Compagno, scrive il quotidiano, si sarebbe scusato per quelle parole sostenendo, però, di essere stato frainteso: “Io mi spendo per l’uguaglianza delle persone. Scrivo contro le violenze di ogni tipo, sul bullismo e sull’odio verso gli omosessuali, e difendo le donne“.

Giulia Cecchettin, un nuovo indizio rafforza l’ipotesi premeditazione: sopralluogo di Filippo Turetta prima del delitto

Sul fronte strettamente investigativo, le indagini sull’omicidio della studentessa 22enne Giulia Cecchettin procedono a ritmo serrato e sembrano aver portato a galla una costellazione di elementi che penderebbero verso l’ipotesi di un delitto premeditato. Una circostanza che aggraverebbe la già critica posizione di Filippo Turetta esponendolo, dal punto di vista processuale, al rischio ergastolo e aprendo a uno scenario ancora più atroce in termini di ricostruzione dei fatti. Non si esclude che il giovane possa aver pianificato di uccidere la ex fidanzata in un tempo sufficientemente apprezzabile perché si integri l’ipotesi della premeditazione: Turetta potrebbe aver maturato l’idea di ammazzare la ragazza e averla coltivata senza ripensamenti prima di metterla in atto, la sera dell’11 novembre scorso, quando iniziò la sua brutale aggressione ai danni di Giulia Cecchettin a poche decine di metri dall’abitazione della vittima a Vigonovo (Venezia).

Quello che sembra emergere è un quadro di indizi che puntano sull’orizzonte di una pianificazione dell’omicidio: nell’automobile dell’indagato sarebbero stati trovati oggetti come un coltello (il secondo, dopo quello con lama spezzata trovato sulla scena della seconda fase dell’aggressione, a Fossò), un paio di guanti e del nastro adesivo che potrebbe essere servito a immobilizzare la vittima. Tutti oggetti che Filippo Turetta potrebbe aver portato con sé con il preciso scopo di usarli per compiere il delitto. A questi possibili indizi di premeditazione se ne aggiungerebbe uno, trapelato nelle ultime ore e riportato dall’Ansa, che potrebbe avere un peso specifico maggiore nella definizione del ventaglio di aggravanti. turettSi tratta di un presunto sopralluogo di Filippo Turetta, nel pomeriggio dell’11 novembre, sulla scena in cui, poche ore più tardi, avrebbe aggredito l’ex fidanzata. Quel giorno, l’indagato si sarebbe recato a Fossò, dove si sarebbe consumata la seconda fase dell’aggressione (quella ritenuta mortale), prima di andare a prendere Giulia Cecchettin per trascorrere insieme la serata. L’automobile del ragazzo, una Fiat Grande Punto nera, sarebbe stata rilevata alle 17:11 in quell’area, distante circa 6 chilometri da Vigonovo (dove viveva la vittima). Si tratterebbe, riporta l’agenzia di stampa, di una “deviazione al momento senza spiegazione” nel percorso che Turetta avrebbe dovuto compiere per raggiungere Giulia a casa, cosa che effettivamente avrebbe fatto alle 17:30 successive. Appena tornerà in Italia, in sede di interrogatorio di garanzia il ragazzo sarà chiamato a chiarire anche il perché di quel primo passaggio nel luogo che poi sarebbe diventato la scena del crimine.