Il Covid-19 è appena passato come uno tsunami, mettendo in ginocchio economia e turismo. E potrebbe pure tornare, secondo alcuni scienziati, mentre secondo altri no. Intanto la classe politica si sgola in dichiarazioni (sempre e solo dichiarazioni, eh) sprecando le solite frasi sulla necessità di far ripartire il turismo, senza mai proporre idee utili o convincenti. Da tempo immemorabile lo Stato finanzia enti preposti al suo sviluppo, che si sono distinti soprattutto per gli alti costi necessari alla propria sopravvivenza e per i viaggi di affollate delegazioni in giro per il mondo.
Una volta, quando ancora andavo spesso a New York per lavoro, mi recai all’ufficio Alitalia che stava allora sulla Quinta Strada per cambiare il mio volo di rientro. Sui banchi c’erano alcune fotocopie in b/n di una paginetta pubblicitaria in cui si vedeva un patchwork di Duomo di Milano, Torre di Pisa, Colosseo con un head line che recitava: Italia, opera unica. Ecco, questa era la promozione turistica del nostro Paese.
Eppure abbiamo in mano un metodo di rilancio poco costoso e addirittura redditizio. Di che si tratta? Delle Film Commission. È un fenomeno relativamente recente, nel mondo ce ne sono circa 1.000 dislocate in 100 Paesi, in Italia si è sviluppato negli ultimi vent’anni, ce n’è una per ogni regione. Qual è il compito di una Film Commission? Attirare produzioni televisive, pubblicitarie e cinematografiche sul proprio territorio, ottenendo un primo risultato: alimentare l’indotto dei servizi tecnici, della logistica, degli alberghi e dei trasporti. Un secondo risultato, di carattere più immateriale ma non meno importante, è la promozione della conoscenza dei luoghi, e la successiva promozione del turismo.
Su questo tema il Prof. Giuseppe Richeri ha pubblicato diversi lavori quando era ordinario all’Università di Lugano: ora, andato in pensione, insegna in Cina. Il Prof. Richeri ha dimostrato l’esistenza consolidata di un interessante fenomeno: l’incremento del turismo nei luoghi rappresentati in film e serie tv di successo. Il caso più noto è quello della serie Rai Il Commissario Montalbano. Ancorché Vigata (il paese in cui sono ambientate le sue inchieste) sia un nome di fantasia, se la casa in riva al mare del commissario è diventata uno dei Bed & Breakfast più prenotati della costa il merito è proprio della serie tv. Si trova a Punta Secca, una frazione balneare di Santa Croce Camerina. A parte questa curiosità, l’Italia e il mondo hanno conosciuto lo splendore del barocco siciliano grazie a questa fiction, alimentando un crescente flusso turistico a Noto e dintorni.
Come altra curiosità si può ricordare il favoloso matrimonio del miliardario indiano che ha investito in Puglia oltre 10 milioni di euro per celebrarvi le nozze, dopo aver visto un film di Bollywood che la Puglia Film Commission aveva ospitato sul proprio territorio. Una statistica afferma che almeno il 10% degli appassionati di questi film va in vacanza nei luoghi dove i loro beniamini hanno recitato e cantato. E, nel mondo, gli indiani sono 140 milioni…Che dire dei cinesi, allora?
Il lavoro delle Film Commission consiste nel facilitare alle produzioni l’ottenimento dei permessi per girare lottando con la burocrazia locale, suggerendo location, proponendo convenzioni alberghiere e anche sovvenzioni tramite i vari Film Fund. Sicché oggi le produzioni vanno a girare dove ricevono la migliore assistenza e un po’ di finanziamenti. Ma alla fine si tratta di spiccioli se comparati ai costi dei poco utili enti preposti allo sviluppo del turismo.
Con una cifra davvero minima si alimenta il comparto e l’indotto dei servizi (noleggi di materiali, catering, alberghi, ristoranti, trasporti) e si raggiunge l’obiettivo di fare una promozione turistica efficace e duratura. Occorre sapere che in dieci anni (dal 2000 in poi) la Regione Piemonte ha investito 38 milioni di euro in una Film Commission dotata anche di un grande cineporto (dove poter parcheggiare i mezzi pesanti e albergare scenografie) per ricavarne un indotto di 380 milioni. Dieci volte l’investimento. Senza contare che, attirate da un ottimo Film Fund, centinaia di fiction, film, documentari e pubblicità sono stati girati in Piemonte, promuovendo in lungo e in largo le bellezze della regione.
Nel tempo le Film Commission hanno cominciato a contendersi anche le produzioni delle serie tv più amate: un caso recente è quello della fiction Un passo dal cielo, che lascia dopo molti anni gli spettacolari scenari delle dolomiti dell’Alto Adige, per trasferirsi in Veneto. Dai commenti dell’AD della casa di produzione Lux Vide e del direttore della Veneto Film Commission è ben chiaro qual è la posta in gioco: “Crediamo che la ripartenza del nostro settore passi anche attraverso sinergie con uno splendido territorio”, ha commentato Luca Bernabei,”la Regione Veneto ha un patrimonio, storico culturale e naturale ricchissimo, lo sfondo ideale per questa nuova stagione”. “Un passo dal cielo è una straordinaria opportunità per il territorio, sia per quanto riguarda il traino d’immagine e il suo impatto turistico, sia anche per le ricadute sull’economia regionale”, ha dichiarato Jacopo Chessa, Direttore della Veneto Film Commission. “Si tratta della prima grande produzione ad arrivare in Veneto dopo il lockdown, e il primo set con cui la Veneto Film Commission si confronta. Una sorta di prova del fuoco alla quale la Film Commission è felice di partecipare”.
Parlando di serie in streaming, non si può non citare l’impegno in Italia di Netflix: le riprese degli interni della serie “La luna nera” sono state effettuate in parte negli studi di Cinecittà. Per gli esterni, la produzione si è spostata in diverse zone del Lazio, includendo location suggestive come il Canale Monterano, il borgo di Celleno, e lo splendido castello di Montecalvello. Oltre alla Selva del Lamone, Sorano, Sutri e il Parco degli Acquedotti di Roma.
L’Italia si presta particolarmente bene alla produzione di serie di carattere storico, come ad esempio I Medici: dal cortile di Palazzo Piccolomini di Pienza a quello di Palazzo dei Medici di Firenze, alla Chiesa di S. Marco di Firenze e a quella di S. Pietro alla Carità di Tivoli, gli scenari della fiction sono costituiti da luoghi di un fascino unico al mondo, allettando sicuramente turisti che mai avrebbero guardato un documentario sulle bellezze d’Italia.
Quando mi sono occupato del rilancio della Lombardia Film Commission dal 2009 al 2014, abbiamo gestito la straordinaria operazione in diretta mondiale del Rigoletto a Mantova, abbiamo ospitato a Lecco tutte le stagioni di Una grande famiglia, siamo riusciti a far venire decine di troupe indiane e cinesi, consentendo all’indotto diretto di fatturare oltre 40 milioni di euro in 4 anni. Per non parlare della promozione di un territorio che prima le produzioni evitavano per principio, per la mancanza di servizi e sostegni. E il Corriere della Sera suggellò questo successo con un titolo a nove colonne: “Miracolo a Milano”.
Oggi purtroppo è tornata all’onore delle cronache per questioni giudiziarie che nulla hanno a che fare con il cineturismo. Percorso che andrebbe invece ripreso alla grande in occasione delle Olimpiadi invernali: con un adeguato coordinamento delle Film Commission delle regioni coinvolte, si potrebbe fare un lavoro di promozione turistica di grande efficacia ed efficienza, attirando film e fiction da tutto il mondo, senza spendere grandi cifre in metodi inutilmente antiquati.