Artigiano in Fiera mette in luce la potenzialità e l’attualità dell’imprenditoria artigianale che si richiama alla tradizione delle arti e dei mestieri. Non si tratta di un semplice “recupero del passato”, bensì di un tentativo di innovazione per rendere attuale questa categoria alle esigenze del mercato contemporaneo.



L’artigianato rappresenta un’opportunità concreta di imprenditorialità e di occupazione per le nuove generazioni, che rimette insieme la conoscenza e il “saper fare”, che la tradizione illuminista ha malauguratamente separato e per cui il modello formativo di oggi per i giovani vede il lavoro artigianale come di basso valore e privo di soddisfazioni personali e professionali.



La crisi però ha posto in forte evidenza una domanda che è tanto silenziosa sui media tradizionali quanto imponente nella realtà: è la domanda di rilancio e di occupazione delle professionalità delle arti e dei mestieri, di cui gli artigiani sono gli autentici custodi. Il lavoro artigianale è sì lavoro fisico ed estremamente pratico, ma che si coniuga con l’ingegno e la creatività, la capacità di creare, di innovare, di mantenere unite tradizione e innovazione e dare al mercato soluzioni utili, belle e originali nello stesso tempo.

Tale professionalità è una sfida per i giovani di oggi e non solo: è una possibile risposta anche per chi si occupa di formazione e ha come problema dominante quello del precariato nel lavoro. Le arti  e i mestieri necessitano oggi ancor di più di nuove leve e sono un’opportunità unica per un percorso professionale serio e di grande valore per la crescita della persona, perché è imparando un mestiere che si diventa davvero sé stessi. 



Questo percorso, al contrario di quanto si dice in modo pregiudizievole, non è affatto svantaggioso economicamente. Molti espositori di Artigiano in Fiera dimostrano come il lavoro artigianale offra un percorso professionale che è innanzitutto di realizzazione di sé, senza escludere le giuste soddisfazioni di stabilità e di crescita economica.

Oggi questo percorso deve combattere con una spaccatura tra la cultura del fare e la cultura della conoscenza, secondo la quale chi fa non può conoscere e chi invece conosce non si sporca le mani nel “fare”. Una spaccatura ereditata della cultura contemporanea, per cui i giovani sono portati a considerare di primaria importanza la conoscenza intesa come semplice attività intellettuale, che presuppone un ideale formativo e professionale basato sulla laurea e sulla carriera nelle grandi imprese o nelle multinazionali.

Al contrario, un percorso formativo sui “mestieri” è considerato di secondo livello e per chi non può permettersi di più. La vera sfida è tornare a considerare il “saper fare” estremamente legato al “conoscere” e alla realizzazione di sé.

Recuperare una tradizione di un’arte o di un mestiere, innovarla, renderla attuale, trasferirla in prodotti utili e creativi, costringe la persona a mettere in gioco tutta la propria consistenza ultima. Gli artigiani della nostra fiera sono giovani che hanno scommesso su questa sfida e che dimostrano come, laddove l’ingegno crea il giusto mix tra qualità, originalità e posizionamento sul mercato, non solo si raggiungono  i risultati economici, ma si fa vera esperienza del compimento di sé come persona e come imprenditore.