La fine dell’anno è sempre un momento di bilanci, soprattutto per le imprese. E il 2010, un altro anno di crisi per Milano e il Paese, finisce lasciandoci positive indicazioni di ripresa. Il mondo imprenditoriale, in particolare, è un segmento della nostra città fortemente dinamico, a cui viene chiesto di affrontare subito e con successo importanti sfide di modernità, tra integrazione e disuguaglianze, tra posizioni consolidate e settori emergenti, in un futuro che presenta ancora incertezze dal punto di vista delle prospettive economiche.

Stiamo infatti vivendo una congiuntura in chiaroscuro, come si legge nell’ultimo rapporto sull’economia milanese Economi, della Camera di commercio di Milano. Il mercato del lavoro registra su base annuale un aumento del tasso di disoccupazione dell’1,4% e nel secondo trimestre dell’anno calano gli occupati, -21mila unità pari al –1,2%, mentre nei primi 9 mesi dell’anno cresce dell’80% la cassa integrazione. Una situazione difficile a cui fanno però da contrappeso segnali positivi, la variazione dell’occupazione su base trimestrale è pari a zero e nel terzo trimestre del 2010 si assiste a un calo della cassa integrazione del –9,9% su base annua.

L’elemento più importante arriva dalle aspettative, capaci di avere effetti tangibili sull’economia reale. Il sistema imprenditoriale è maggiormente orientato all’ottimismo, come mostra il super indice “Fiducia nell’economia”, che fa registrare il dato più positivo da giugno 2009 (-1,6). Si registrano aspettative positive sia verso la propria attività che verso la situazione economica generale, con una maggiore propensione a investimenti futuri. Vi è fiducia verso una buona ripresa della produzione e della domanda estera mentre rimane il dubbio su quella interna.

Per quanto riguarda le imprese, sulla base dei dati della Camera di commercio di Milano al terzo trimestre 2010, Milano si conferma tra le città leader in Italia con quasi 281 mila sedi d’impresa attive. Il sistema imprenditoriale milanese regge, anche in un periodo di crisi, e il modello della piccola e media impresa italiana si sta certo evolvendo, ma continua a rappresentare la spina dorsale della nostra economia.

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Quella milanese rappresenta poi una punta dell’economia nazionale particolarmente terziarizzata e avanzata: rispetto al resto d’Italia il capoluogo lombardo è infatti specializzato principalmente nelle attività immobiliari (11,2% contro 6,6% italiano), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (8,1% del totale contro il 3,2% italiano) e nei servizi di informazione e comunicazione (4,4% contro 2% italiano).

 

 

A Milano, inoltre, emergono con forza i nuovi protagonisti del mondo delle imprese: continua il trend multietnico della città, che ha visto crescere del +188% le ditte straniere in dieci anni, con quasi 22 mila imprese tra capoluogo e provincia con titolare non italiano. Tra i comparti che crescono maggiormente alcuni sono trainati appunto dagli stranieri, come ristorazione e benessere. Altri comparti crescono invece in linea con le nuove esigenze di spesa dei milanesi, come il commercio on-line e l’usato. Resistono e crescono le eccellenze cittadine: come le attività legate alla produzione di lenti e occhiali ( +16,7%) e le imprese culturali (+13%).

 

 

Fra le eccellenze di Milano va certamente annoverata la tradizione di welfare ambrosiano e le nostre imprese dedicano attenzione al territorio e al sociale con 1,4 miliardi all’anno impiegati per il miglioramento dell’ambiente, la qualità del lavoro, il rispetto dei principi etici, la crescita del territorio. E’ questo un investimento capace di produrre frutti non soltanto all’interno della singola azienda che lo attua, ma anche a livello collettivo per l’impatto positivo e diffuso sulle persone che riesce a raggiungere.

Quella autenticamente milanese è quindi un’impresa in grado di rispondere alle sfide della modernità, ma radicata e inserita nel proprio territorio, da cui trae forza per poter operare con successo anche in periodi difficili e che sa arricchire a sua volta.