Faceva freddo a Milano e in Lombardia sabato, l’ultimo sabato di novembre, Giornata della Colletta alimentare. E c’è pure la crisi. È una crisi mondiale, finanziaria ed economica, di cui nessuno sembra avere la ricetta giusta per venirne fuori. In tempi come questi, l’ultima settimana del mese è dedicata da tutti a fare bene i conti nelle proprie tasche, con grande scrupolo, per arrivare indenni al prossimo stipendio. Eppure la Giornata della Colletta alimentare è andata ancora una volta bene.

In Lombardia sono state raccolte oltre 2.200 tonnellate di cibo da distribuire a gente che i conti con la fame li deve fare tutti i giorni. Il dato di Milano città è di 376 tonnellate raccolte, superiore a quello dell’anno scorso. I termini crudi da un punto di vista economico, di recupero di valore e di aiuto agli indigenti, è di nuovo in positivo. Alla fine, il titolo di questa Colletta è sintetizzabile in modo inequivocabile: la carità batte la crisi.

Ma il successo di questa raccolta, che turba molto gli intelletuali e i prevenuti di ogni tipo che discutono sulla rete in dibattiti surreali, non si può misurare con i numeri e con le percentuali. Questi paragoni di incremento vanno bene per l’andamento dei mercati, delle Borse e del famoso spread. Qui, nella Giornata della Colletta alimentare, quello che contano sono i volti delle persone, dei volontari che la Colletta l’hanno preparata e vi hanno lavorato, tutti insieme, per un’intera giornata. Sono i volti delle persone che con tutta tranquillità sono andati a fare la spesa per i poveri.

Se parli con Gianluigi Valerin, uno degli organizzatori della Colletta, ti colpisce che i numeri li ricordi alla fine, quasi con pudore, mentre subito si sofferma nella memoria degli sguardi delle persone che sfilavano nei supermercati e partecipavano alla Colletta. Oppure su quello che dicevano i volontari al termine di una giornata faticosa, ma allo stesso tempo esaltante. Il semplice gesto della carità ha il potere di mandare in soffitta tutti i luoghi comuni e di spiazzare ogni convenzione sociale.

Partecipando alla Colletta si capisce che le distinzioni di classi e di ceti sociali sono convenzioni quasi artificiose. Ci sono solo uomini, donne, bambini che partecipano per fare il semplice gesto della carità e vogliono donare qualche cosa a una persona che ne ha bisogno. Dove sta la distinzione di classe o di ceto? Se per i bambini di Niguarda questo diventa quasi un bel gioco, che poi tramutano in’un’esperienza da ricordare, inalberando un cartello: “Io c’ero”, per altri è una riflessione sulla loro stessa vita.

In uno dei grandi magazzini di raccolta, Milano-Fiera, ti capita di vedere due detenuti, due carcerati in permesso, che lavorano per tutta la giornata e poi commentano con soddisfazione: «Non riusciamo neppure a contare tutte le azioni negative che abbiamo fatto nella nostra vita, ma oggi possiamo dire che abbiamo fatto una buona azione».

Non c’è enfasi, nessuna richiesta di perdono, nessuna rivendicazione di riscatto, ma semplicemente la constatazione intima di essere anche capaci di aver fatto del bene. Puoi vedere l’azzeramento dei contrasti politici in una zona di Milano, con consiglieri di zona, berlusconiani o di sinistra, che insieme fanno la stessa cosa: fanno la spesa per i poveri. Che rilasciano dichirazioni che sono identiche nella sostanza e anche nella forma. La rissa politica? La mancanza di coesione? Ecco, di fronte ai supermercati nella Giornata della Colletta alimentare, tutto questo non c’è più. C’è addirittura entusiasmo tra i volontari che hanno lavorato per tutto il sabato e devono ancora sistemare gli ultimi bancali carichi di merce: «Che cosa facciamo? Continuiamo subito per finire? Ma no, prima mangiamo un piatto di pasta tutti insieme, poi finiremo il lavoro».

C’è un volontario infreddolito, che è pure un assistito dalla raccolta. Cammina nella sera con un volantino in mano. È quello che al termine della spesa per i poveri, contiene parole di ringraziamento. Lo stringe in mano come un ricordo, come un il documento che attesta un fatto che non riesce a dimenticare.

Domani ricominceremo a parlare dei rendimenti dei Bbt, della politica di Angela Merkel e della ricapitalizzazione delle banche. Oggi godiamoci il gesto semplice della carità. Si tratta di poesia, non di algoritmi incomprensibili.