Il degrado e l’insicurezza sono i tratti costitutivi delle periferie milanesi o è il bene a non far più notizia? Al Corvetto sono in molti a pensare che l’immagine proposta di continuo dalla stampa sia una “fotografia sconnessa” della realtà, una comoda sintesi di luoghi comuni da rispolverare quando lo impone la cronaca.
In questo quartiere non lontano dal centro (anche se forse, grazie alla sua forte identità, sarebbe più corretto chiamarlo paese), nonostante i ritornelli sull’abbandono delle periferie, c’è una comunità che vuole riscoprire e valorizzare il bene presente, le eccellenze educative, culturali e sociali che da anni operano lontano dai riflettori.
Con questo spirito, settimana scorsa, ha avuto luogo nel quartiere il primo di una serie di incontri introdotti da Bruno Calchera (Presidente della Cooperativa Martinengo) in cui alcune delle realtà presenti sul territorio hanno potuto raccontare la propria esperienza. Una “carrellata di conoscenza” che ha offerto alle numerosissime persone presenti uno squarcio di inimmaginabile costruttività.
«Il bene è riconoscibile dal popolo, che sa distinguere benissimo il Buon governo dal Mal governo», ha detto Calchera aprendo i lavori di “C’è qualcosa di buono al Corvetto”, ispirati dalla mostra sugli affreschi di Ambrogio Lorenzetti “Il bene di tutti”, offerta da Cdo Milano alla città.
E così Stefano Bassi (Presidente dell’Associazione “l’Immagine”) in pochi minuti ha potuto raccontare 25 anni di presenza, di educazione ai giovani e di compagnia alle famiglie. Una realtà che nel quartiere ha messo le radici, il cui frutto più visibile è il Presepe vivente che ad ogni Natale coinvolge tutto il quartiere.
«Indicare il bene che c’è, la solidarietà, il buon vicinato e anche i miracoli che sono accaduti qui non significa chiudere gli occhi davanti ai problemi», ha poi chiarito Gilbero Sbaraini dell’Associazione La Strada. «I bisogni della gente, che forse sono quelli del nostro tempo, più che del nostro luogo, si incontrano e ci interrogano ogni mattina, osservando le persone che alla mattina presto si mettono in fila perché sono rimaste senza lavoro o aprendo a chi bussa ogni giorno alla porta delle nostre associazioni».
Un bisogno immenso a cui prova a rispondere anche chi, come l’Associazione Nocetum introdotta da Gloria Mari, fa riscoprire ai milanesi la “Valle dei monaci” e accoglie le mamme abbandonate con figli a carico in quella che era un antica grangia, dove i frati accoglievano gli emarginati.
Il Corvetto però non è solo segnato dalla presenza silenziosa e insostituibile delle associazioni, delle suore e delle parrocchie, è anche luogo di eccellenze nel campo dell’arte e della cultura. Lo dimostra il Teatro delle Marionette di Stefania Colla, rifiorito otto anni fa in queste vie, e il Centro Culturale Artistico Milanese, che per la sua attività iniziata nel lontano 1963, ha saputo guadagnarsi addirittura l’Ambrogino d’oro e la partecipazione al “Palio artistico città di Milano”, in preparazione di Expo 2015.
Il “censimento del Bene” è appena iniziato e potrà oltrepassare i confini di Corvetto, coinvolgendo tutti i quartieri di una città di cui spesso si ignora la ricchezza straordinaria di opere nate dal basso. Una vitalità che non potrà non interrogare le istituzioni milanesi a seguire nel concreto i tratti di quel Buon governo che il Lorenzetti immaginò diversi secoli fa per la sua Siena.