Il 25 febbraio è stato sottoscritto, in tempi record (una sola settimana dall’avvio dei lavori), l’accordo a favore dei lavoratori lombardi colpiti da cessazioni e da sospensioni dell’attività produttiva. A partire dal mese di aprile l’accordo, proposto dalla Regione Lombardia e siglato dalle associazioni di categoria delle imprese, da Compagnia delle Opere e dalle rappresentanze sindacali, prevede nuove regole di accesso agli ammortizzatori sociali in deroga che, nel complesso, introducono significativi richiami al senso di responsabilità tra le parti nell’accesso agli strumenti prevedendo anche un concorso di risorse tra pubblico e privato in chiave sussidiaria, finalizzate ai percorsi di riqualificazione e ricollocazione.
Una sola settimana e la disponibilità di tutti (o quasi) a perseguire il difficile impegno di lavorare a favore e a fianco di tutti quei lavoratori e quegli imprenditori di imprese industriali, artigiane, del commercio, del terziario, turismo, servizi, cooperative, studi professionali, che hanno sospeso l’attività (o ridotto l’orario di lavoro) e di ribadire, con concretezza e senso di realtà quell’obiettivo che – in un modo o nell’altro – ogni organizzazione di categoria o sindacale ha nei propri cardini costituenti: il lavoro per il bene comune e il sostegno del singolo, sia imprenditore sia lavoratore.
Quindi l’esito di un forte richiamo ad un senso di responsabilità che ha reso quanto mai immediato il lavoro e la disponibilità alla discussione di tutti (o quasi) che portasse con analogo tempismo a immediati tentativi concreti di risposta alle, purtroppo, troppe richieste da parte di imprenditori e lavoratori che quotidianamente manifestano difficoltà (o peggio) e ai quali si deve di stare vicini con lealtà.
Ma – sappiamo – spesso è semplice la condivisione di impostazioni di principio e sottoscrivibili si ritengono le “filosofie” dei documenti. Il richiamo ai principali motivi costituendi vengono, per tutti, messi a dura prova nella elaborazione della parte concreta dei documenti; quella parte che ha una immediata influenza con la realtà; quella parte che rende necessaria una implicazione con l’oggetto della discussione. Figuriamoci poi quando si deve anche “lasciare qualche cosa sul tavolo”.
E in questi tempi di crisi anche per i conti pubblici qualche cosa, per il bene comune, si deve lasciare. La possibilità di prevedere l’integrazione tra fondi pubblici e i fondi gestiti dagli Enti Bilaterali, infatti non solo metterà in discussione le modalità e gli attuali rapporti tra le parti sociali e le parti datoriali coinvolte ma darà vita ad una nuova modalità di gestione delle risorse economiche raccolte.
In questo caso, almeno in questa prima concitata fase e sottoscrizione del documento, totale (o quasi) è stata la disponibilità dei presenti ad implicarsi fino in fondo con la realtà del problema, tenendo conto dei motivi per i quali le varie organizzazioni si sono costituite. Questo ha reso possibile che si mettessero, a nome del bene comune, sul tavolo e con nuova disponibilità e concretezza quelli che fino a ieri si potevano definire “cose proprie” e individuali centri di potere (grandi, piccoli o piccolissimi).
Dimenticavo, il documento è stato sottoscritto da tutti (circa tre pagine abbastanza fitte di firme), Confindustria Lombardia ha sottoscritto le premesse ma non il resto del documento.