Il talento dei nostri imprenditori sta nella loro capacità di essere realisti e insieme creativi. Il realismo consiste nella capacità di osservare lealmente la realtà per correggere la rotta quando è necessario; la creatività è l’abilità di comprendere prima degli altri quali nuovi bisogni stiano emergendo e dare la risposta più adeguata, sia che si tratti di un prodotto sia che si tratti di un servizio. Realismo e creatività sono gli strumenti migliori per affrontare le difficoltà che questa crisi impone.

Gli imprenditori italiani stanno affrontando con coraggio e lealtà verso le proprie aziende tutte le difficoltà ma è necessario un impegno delle istituzioni per non far sentire soli questi imprenditori.

Il governo Monti sta registrando un vasto consenso in larga parte dell’opinione pubblica forse anche perché il professore ha avuto la forza di presentarsi come chi non ha altri obbiettivi rispetto a ciò che serve al paese. La situazione in Grecia, che dimostra che cosa accadrebbe anche da noi se l’Italia andasse in default, chiede a ciascuno di noi di essere pronto ad affrontare sacrifici secondo le proprie possibilità ma occorre guardare con una prospettiva diversa alle imprese perché solo queste potranno portarci, speriamo presto, fuori da questa crisi.

Il provvedimento sui tempi certi di pagamento delle imprese va nella giusta direzione ma non basta. Che cosa sarà di quei 60 miliardi di crediti arretrati che le imprese aspettano per lavora già fatti? Rimettere in circolo tutta quella liquidità permetterebbe di dare una scossa generosa al nostro sistema economico. Ma sempre sul tema della liquidità e dell’accesso al credito ci aspettiamo che il governo trovi il modo di persuadere il sistema bancario, che non è completamente immune da responsabilità rispetto alla situazione in cui ci troviamo, che occorre dare maggiore fiducia agli imprenditori, abbassando i tassi di interesse sui nuovi affidamenti e moderare le richieste di garanzia. Non si capisce come sia possibile che la BCE dia soldi con tassi all’1% e le nostre imprese debbano pagare fino all’7%; allo stesso modo non si capisce come un finanziamento a medio termine da 100 mila euro debba essere garantito da proprietà di valore multiplo.

Anche il provvedimento sulle liberalizzazioni va nel senso di rimettere in moto l’economia. È dimostrato da numerose esperienze che liberalizzare, cioè eliminare i vincoli imposti centralmente e smantellare i privilegi che mantengono le rendite di posizione, porta un guadagno per tutti, perché la concorrenza permetterà di rispondere meglio alle esigenze dei consumatori e ci auguriamo soprattutto che rimetta in moto la mobilità di una società bloccata. Certo non si può correre il rischio di far passare questo provvedimento come una punizione verso i farmacisti e i tassisti e per questo occorre intervenire innanzitutto in quei settori dove si registra una maggiore concentrazione (energia, servizi postali e logistica) dove la mano pubblica è più presente aprendo alla concorrenza ed anche agli investitori stranieri riprendendo anche il percorso delle privatizzazioni.

La sfida di rimettere in moto il mercato del lavoro sarà adesso la tappa più importante per superare il dualismo fra ipergarantiti e settori non tutelati.

E’ certo che tutte queste scelte offrono nuove opportunità. Queste possono diventare nuove realtà se incontrano un “uomo” che di fronte alla libertà risponde con la responsabilità di chi, avendo a cuore il bene comune, vive questo periodo come una fase di passaggio, come un travaglio, che lo porta a sentirsi protagonista di una nuova fase di crescita umana.