La guerra finanziaria alla Russia sarebbe cominciata con una telefonata di Ursula von der Leyen a Mario Draghi, secondo l’aneddoto riportato dal Financial Times in un articolo irriverente nei confronti degli americani e della segretaria del tesoro Janet Yellen, intitolato “Armare la finanza: come l’Occidente ha scatenato “shock e soggezione” sulla Russia“.

Financial Times: l’idea di Draghi che convinse gli Usa

Parlare di soggezione forse è un pò troppo se pensiamo alla richiesta del pagamento in rubli per il gas fornito da Mosca, bollata come “violazione dei contratti internazionali” da parte dei Ministri delle finanze del G7. Ma l’articolo del Financial Times prosegue tessendo le lodi di Mario Draghi, posto a capo di un vero e proprio reggimento di economisti, capaci di tagliare le gambe al Cremlino: mentre infatti la Yellen impiegava troppo tempo a studiare la strategia punitiva, la presidente della Commissione europea von der Leyen, decise di chiamare Mario Draghi, affinché esercitasse la sua magia sulla Yellen impegnata, dice il Financial Times, ormai da troppo tempo “a leggere le scritte in piccolo“.
Occorreva una “sanzione nucleare” che avrebbe garantito all’occidente “un maggior vantaggio in sede di trattative per le risoluzioni di pace” o, forse, come apertamente dichiarato da Ursula von der Leyen ieri, durante la presentazione del quinto pacchetto di sanzioni volte a “deteriorare l’economia industriale russa”. Far cioè regredire la Russia di 20 o 30 anni, eliminando molte delle sue stime di crescita per il prossimo futuro.
L’intervento di Mario Draghi sarebbe consistito in una telefonata effettuata nel tardo pomeriggio della giornata del 27 febbraio, così che la sera stessa Yellen, che presiedeva la Federal reserve statunitense (FED) dal 2014 al 2018 ed il premier italiano Mario Draghi, ex direttore della Banca Centrale Europea (BCE), sono giunti a concepire il congelamento di 643 miliardi di dollari di riserve in valuta estera, possedute dalla Banca Centrale russa: è stata questa la prima grande misura che avrebbe tagliato Mosca dal tessuto finanziario mondiale, e solo dopo l’eliminazione del circuito di pagamenti Swift. E in serata nel corso della conferenza stampa svolta con il Ministro Franco, alla domanda di un giornalista ha confermato: “Sì è così, sono stato io. E non c’era nessuno stato contrario. La proposta di congelare i fondi della Banca Centrale Russa depositata presso le banche centrali, o private, dei paesi dell’Unione è stata mia”.

La nuova “Finanza armata” capace di cambiare il mondo

L’articolo del Financial Times analizza anche a nuovi modi di fare la guerra, nuovi modi di approcciare ai conflitti internazionali nel nuovo millennio, che rendono sicuramente più felici i cittadini degli Stati Uniti ormai stanchi dell’imperialismo americano, fatto di “guerra infinite” ed estenuanti per la loro economia.
Un nuovo approccio che, secondo il quotidiano britannico, nemmeno Putin si aspettava. O forse no, del resto è stato sottolineato più volte come Putin avesse già anticipatamente messo da parte oltre 600 miliardi di dollari in riserve auree, e come recentemente avesse agganciato al prezzo dell’oro la valuta russa, 5000 rubli per un grammo del metallo prezioso, che hanno garantito la riesumazione di una moneta ormai defunta. Oltre il 50% del suo valore riacquistato in sole 24 ore.

I discorsi di Draghi contro Putin

Ma andando a ripercorrere un po’ le tappe della guerra finanziaria, si vede Mario Draghi criticare aspramente le mosse del Cremlino il primo marzo 2022 quando ha dichiarato di “aver sperato fino alla fine che si potessero evitare queste mostruosità“, ma che l’insuccesso delle previsioni dell’Occidente è dovuto al fatto che in realtà Putin avrebbe tradito le aspettative premeditando “da tempo tutte queste mosse” e né specifica va anche le modalità. Per l’ex direttore della BCE “riserve della banca centrale russa sono state aumentate di 6 volte dalla guerra di Crimea e depositato in parte presso banche all’estero e in parte in banche normali. Non c’è quasi più nulla, è stato portato via tutto. Queste cose non si fanno in un giorno, ma in mesi, c’era premeditazione e tanta preparazione“.
Un’arringa contro Putin, quella di Mario Draghi, che ha il sapore di una condanna.
Il 2 marzo Draghi non aveva esaurito la fantasia, ed aveva promosso la creazione di un registro internazionale degli oligarchi russi che avessero patrimoni superiori a 10 milioni di euro. La proposta fu poi portata in un intervento al Parlamento italiano, incentrato sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, in cui si sarebbe discusso anche della fornitura di armamenti a Kiev.
Gli effetti delle decisioni presi con la Yellen il 27 febbraio 2022, si sono immediatamente avvertiti una settimana dopo, poiché il 6 marzo, dopo la notizia del rifiuto di Putin alle dimissioni di Elvira Sachipzadovna Nabiullina, direttrice della banca centrale russa, già colpita dalle sospensioni delle operazioni di American Express, seguì immediatamente la notizia della limitazione a $5000 al mese come tetto massimo del denaro trasferibile all’estero da parte di cittadini russi. In questo tetto massimo erano compresi i trasferimenti ai familiari.
Completò l’operazione la Francia il 22 marzo con il congelamento di 800 milioni di beni agli oligarchi.
Il Financial Times chiarisce che l’armamento della finanza avrà profonde implicazioni per il futuro della politica e dell’economia internazionale la finanza armata è in grado di capovolgere le convinzioni che si sono create nei rapporti internazionali dopo la guerra fredda. Con l’armamento della finanza la globalizzazione non è più una barriera al conflitto, ma è una rete di dipendenze che avvicinano i nemici agli amici, ed è un campo di battaglia in cui si gioca a suon di dollari, perché è il dollaro la moneta più usata per il commercio e per le transazioni finanziarie.
Al secondo posto c’è sicuramente l’euro, seconda moneta più forte negli scambi commerciali internazionali, oltre che la seconda valuta tenuta all’interno delle riserve della banca centrale russa, insieme alla sterlina, allo yen e al franco svizzero.

Financial Times: il rischio del predominio del dollaro

Le sanzioni alla Banca Centrale russa potrebbero quindi provocare, secondo il quotidiano britannico, una reazione contro il predominio del dollaro nella finanza globale. Mosca infatti affermato che troveranno un modo per aggirare queste sanzioni.
“Le sanzioni rappresentano un nuovo tipo di governo economico in grado di infliggere danni anche più grandi di quelli militari”, il concerto è stato rivendicato anche dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel suo discorso di Varsavia alla fine di marzo. Ma il predominio di Mario Draghi all’interno della “polizia finanziaria globale” citata dal Financial Times è stata oltretutto appena confermato in una conferenza stampa parte del Presidente del Consiglio italiano.

I precedenti

A seguito del 11 settembre bus aveva conferito al dipartimento del tesoro al potere di escludere qualsiasi istituto finanziario coinvolto nel riciclaggio di denaro dal sistema finanziario statunitense, questo fu un precedente alla guerra finanziaria di oggi che però, paradossalmente, come fa notare anche il Financial Times è danneggiato gravemente l’Ucraina.
È cominciata una lunga ricerca dei soldi di al-qaida, ricerca investigativa dotata di strumenti finanziari all’avanguardia. Le sanzioni sono poi state applicate anche alla Banca Centrale iraniana durante la presidenza Obama impegnata a frenare la armamento nucleare di Teheran.
Ma per la Russia è stato diverso perché queste riserve, come sottolineato da Draghi, sono aumentate dal 2014 , anno di annessione della Crimea. La “Fortezza” del Cremlino era proprio la banca centrale europea, quella da abbattere per prendere la capitale del paese. A capo di questa missione, per sua stessa ammissione, c’è stato Mario Draghi, ideologo delle sanzioni che hanno finito per saldare una nuova Alleanza Atlantica, allontanando definitivamente la Russia del tessuto commerciale internazionale.


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