La sfera di cristallo non è in nostro possesso e – umilmente – avanziamo la stessa considerazione in capo a tutti coloro che operano sui mercati finanziari. Nulla togliendo agli amanti della divinazione mediante il predetto delicato oggetto, qualora ci fosse in dote, e senza alcun dubbio, verrebbe utilizzato come ottimo complemento d’arredo al nostro desk operativo.
Nonostante la caotica operatività quotidiana, il cimelio rivestirebbe una funzione fondamentale: elegante fermacarte sopra i numerosi report contenenti elaborazioni, previsioni, giudizi eccetera. I prezzi vengono fatti sul mercato e dal mercato; l’eventuale “azzeccata previsione” è imputabile unicamente all’attenta e profonda analisi su basi oggettive. L’interpretazione (soggettiva) molto spesso (quasi sempre) comporta una deriva dall’obiettivo finale. E in finanza – quella operativa – questo si paga. A caro prezzo.
A Ferragosto avevamo sottoposto a tutti i lettori del Sussidiario un’interessante somiglianza tra la crisi argentina (attualmente in corso) e quanto – un anno esatto prima – si era registrato in Turchia sul fronte valutario. Una similitudine grafica che poteva ritrovare un riscontro nell’immediato futuro per il cross tra dollaro statunitense e peso argentino.
A distanza di qualche settimana dalla nostra “profezia”, l’impatto che si è potuto registrare sul mercato del cambio sudamericano ha rispettato l’analisi ex ante avanzata. Dai massimi registrati, i corsi hanno subìto una flessione di oltre 14 punti percentuali nell’arco di una sola giornata, confermando – di fatto – il ritracciamento ipotizzato.
Attualmente il cross dollaro Usa-peso (USD/ARS) gravita attorno ad area 55,45, ovvero nella precisa e medesima direzione (fase laterale) che si può osservare sul rapporto tra dollaro Usa e lira turca di un anno fa.
Qualora quest’ultima dinamica degli scambi rispettasse anche il futuro andamento dei prossimi giorni, il risultato che ne conseguirebbe troverebbe medesimo riscontro attraverso una prima fase di rialzo (moderato) per poi ridimensionare i propri livelli.
In questo articolo – volutamente – non vogliamo riprendere la cronaca finanziaria che ha caratterizzato i recenti accadimenti argentini: rinegoziazione del debito, declassamenti in ambito di agenzia di rating, dimissioni e tanto altro sono sicuramente argomentazioni che non possono essere sottovalutate, soprattutto perché hanno la diretta conseguenza sulle sorti di un paese.
Quello che invece vogliamo riportare all’attenzione dei lettori – sottolineandolo ancora una volta – è l’“effetto mercato” che accomuna le numerose dinamiche storiche fatte registrare dai prezzi: paesi diversi, condizioni sociali ed economiche diverse, ma con medesimo riscontro.
Come indicato nel precedente intervento, la nostra è stata una “supposizione” riconducibile a un potenziale andamento. Il seguito ha trovato conferma, ma poteva (ovviamente) non corrispondere all’ipotesi avanzata.
Ancora una volta riproponiamo la continuazione della nostra tesi. Il mercato ha finora rispettato il susseguirsi delle quotazioni pregresse sul mercato USD/TRY e ora – ragionevolmente – il tutto dovrebbe “riscriversi” sul grafico USD/ARS. L’attuale somiglianza sembra apparire come vera e propria “uguaglianza”.
Al pari di un’opera d’arte, il “dipinto” che andremo a osservare nelle prossime settimane potrebbe verosimilmente rappresentare un vero e proprio falso d’autore. Lasciando ai critici il compito di giudicare, rimarremo in attesa del riscontro (sul mercato).