L’Europa è pronta ad affrontare il peggio e le principali istituzioni finanziarie del Vecchio continente sono già scese in campo. Nulla di eclatante dal punto di vista comunicativo rispetto al celebre “Whatever it takes” del precedente leader Mario Draghi, ma ciò che importa sono gli strumenti a disposizione per arginare e superare l’attuale – e futura – crisi economica.



Nelle scorse settimane, la Commissione Ue «ha proposto l’attivazione della ‘clausola generale di fuga’ del Patto di stabilità e crescita come parte della sua strategia per rispondere rapidamente, con forza e in modo coordinato alla pandemia di coronavirus» (fonte Agi). Un atto mai accaduto prima e che obbliga a riflettere sul lascito che questo stato di lockdown generalizzato comporterà nei prossimi mesi. Ai successivi interventi monetari delle banche centrali, nel corso di queste ultime ore, sembra passare inosservata la nuova manovra della Bce che adotterà «misure temporanee» maggiormente favorevoli all’immissione di liquidità.



Leggendo il comunicato di Banca d’Italia (“Attività a garanzia delle operazioni di rifinanziamento con l’Eurosistema: misure di allentamento in risposta all’emergenza COVID-19“) che riprende gran parte degli interventi adottati dalla Bce, emerge chiaramente lo stato di preoccupazione dell’istituto centrale di Francoforte: «Il Consiglio direttivo della Bce ha approvato misure volte ad allentare i criteri di idoneità e il sistema di controllo dei rischi applicati alle attività conferibili a garanzia delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema, in risposta alla crisi economica e finanziaria causata dalla pandemia di Coronavirus». In questo complessivo “allentamento” vengono indicate le misure applicate al fine di «facilitare l’accesso delle banche al finanziamento e sostenere il credito a imprese e famiglie, attraverso un rafforzamento dell’utilizzo di prestiti a garanzia e un generale aumento della tolleranza al rischio da parte dell’Eurosistema».



Appare molto significativa quest’ultima spinta oltre la propria “naturale” tolleranza poiché uno degli elementi indicati vede dal prossimo 20 aprile «sospeso il requisito di rating minimo per i titoli di Stato greci, allo scopo di renderli idonei ad essere conferiti in garanzia per le operazioni di credito dell’Eurosistema». Non solo. Sempre a partire dalla stessa giornata «si applicherà una riduzione generalizzata degli scarti di garanzia per tutte le attività stanziabili (titoli e prestiti). Una riduzione è prevista anche per le misure di mitigazione del rischio aggiuntive applicate ai covered bank bonds in uso proprio e ai titoli per la cui valutazione è utilizzato un prezzo teorico (UBB, GGBB, covered bank bondse ABS)».

Consultando il sito internet di Banca d’Italia, e prendendo inoltre visione dell’intero comunicato della Bce, emerge una vera e propria tutela – temporanea – in ottica di potenziale downgrade a firma delle principali agenzie di rating: «the Governing Council decided to temporarily increase its risk tolerance level in credit operations through a general reduction of collateral valuation haircuts by a fixed factor of 20%. This adjustment aims to contribute to the collateral easing measures while maintaining a consistent degree of protection across collateral asset types, albeit at a temporarily lower level». Indubbio il timore della Bce: il declassamento o la revisione di alcuni giudizi in capo a Paesi titolari di conto economico già critico appare molto concreto. Ecco il motivo di questa sua «temporanea» azione a tutela dell’intero sistema finanziario.

Guardando all’Italia e al proprio calendario, il prossimo 24 aprile si esprimerà S&P Global e, successivamente, l’8 maggio toccherà a Moody’s e Dbrs Morningstar. Da quest’ultima ci si attende un significativo taglio che, con molte probabilità, comporterà un allineamento con i giudizi della sue “concorrenti”. Nell’attesa è opportuno rilevare il recente intervento di Fitch (“Weak Economic Outlook Puts Pressure on Italian Bank Ratings“) su alcune banche italiane: «virtualmente tutti i rating delle banche italiane hanno prospettive negative o sono sotto rating watch con implicazioni negative, a riflesso delle accresciute pressioni sul settore» (fonte askanews). Un’anticipazione ai prossimi giudizi sul nostro Paese (e non solo)? Guardando alle azioni messe in campo da parte della Bce l'”eventualità” appare una plausibile “realtà” e, la sua atipica adozione «temporanea», rispecchia il concreto e doveroso bisogno di tempestività sul mercato.

A oggi, le molteplici “forme di paracadute” finora strutturate appaiono sufficienti per reggere il sistema. Tralasciando l’emotività e lo scontato pessimismo sui futuri dati economici, ciò che invece maggiormente preoccupa è in carico ai singoli Paesi: gli attuali Governi avranno la forza di poter reagire in tempi ragionevolmente brevi? All’attuale «temporaneità» potrebbe forzatamente seguire una richiesta di maggiore “continuità” e, nonostante le possibili azioni, ai mercati finanziari potrebbe non bastare.

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