Per coloro ai quali la notizia fosse sfuggita, in piena estate 2020, la Fed ha dichiarato che l’obiettivo di stabilità dei prezzi, da mantenere entro il 2% di inflazione e prossimo a tale valore, non deve essere un dogma annuale, ma un valore medio nel tempo; quindi, avendo rilevato che i prezzi si sono mantenuti pesantemente al di sotto del tetto fissato come obiettivo desiderato della loro crescita, la politica monetaria appropriata è quella che cerca di recuperare i valori di inflazione non realizzati, puntando a ottenerne una moderatamente superiore al valore obiettivo massimo indicato nel 2%. Questa modifica strategica è la dimostrazione concreta che sconfessa la validità della politica di austerità ancora mantenuta all’interno del consesso europeo.



A distanza di poco più di un mese, Christine Lagarde, presidente della Bce, si pone sulla scia americana, affermando la necessità che non solo la politica monetaria, ma anche quella fiscale, si mantengano su una posizione espansionistica che favorisca l’incremento dei prezzi, l’aumento della domanda dei beni, e mantenga elevati livelli di liquidità per tutto il periodo ritenuto necessario. La numero uno della Banca centrale europea, tuttavia, non si limita a questa dichiarazione, ma conferma la validità dell’assunto che un obiettivo di inflazione al di sotto, ma prossimo, al 2% era appropriato quando la Bce stava cercando di stabilire la propria credibilità puntando la sua azione contro l’inflazione. La Lagarde aggiunge che “nell’ambiente economico attuale di inflazione più bassa le preoccupazioni cui dobbiamo far fronte sono differenti e ciò si deve riflettere nel nostro obiettivo di inflazione”.



Con questa precisazione la Lagarde dice tutto e il contrario di tutto; evidentemente conosce bene le sabbie mobili sulle quali sono fondate le regole della moneta comunitaria. In sintesi, si incammina su un nuovo binario in piena assonanza con la politica monetaria americana voluta da Trump, invece tanto bistrattata da economisti che, anziché risolvere i problemi degli Stati e della collettività, puntano al raggiungimento di risultati elettorali pur di disarcionare gli avversari politici, approfittando della scarsa conoscenza, comprensione e riflessione del pubblico sulle decisioni economiche e monetarie; ma non mette sul tavolo della discussione le norme cardine della frode europea.



L’ammorbidimento della politica monetaria e fiscale è un fattore assolutamente necessario, ma non sufficiente; lo dimostrano le ulteriori affermazioni della Lagarde, che attribuisce alle misure decise da metà 2014 un impatto sulla crescita del Pil reale dell’area dell’euro, anziché una semplice riduzione degli effetti negativi dovuti all’emissione a debito dell’euro. Infatti la presidente della Bce ha affermato che, considerando tutte le misure decise a partire dalla metà del 2014, l’impatto complessivo sulla crescita del Pil reale dell’area europea legata all’euro è stata stimata compresa tra i 2,5 e i 3 punti percentuali fino al 2019 e l’impatto sull’inflazione fra 1,7 e 2 punti percentuali e che, in assenza di programmi straordinari di acquisti, il tasso sui depositi avrebbe dovuto scendere fino al -2% per assicurare lo stesso andamento dell’inflazione osservato.

Evidentemente la Lagarde non si rende conto dell’impossibilità di poter condividere le sue affermazioni: infatti non dimostra come abbia fatto a calcolare le cifre che riporta. In questa Europa è ormai di uso ricorrente fare affermazioni senza alcun fondamento: le si ripetono più volte e tutti considerano che siano verità assolute. Ma andiamo con ordine.

1) Preliminarmente, ribadisco che se una moneta viene emessa a debito senza consentire ai singoli Stati aderenti di poter correggere tale effetto, i Paesi sono assoggettati a interessi da usura (tutti quelli costretti a pagare sui prestiti somme per ammontare superiore ai correttivi autorizzati; fra questi Paesi l’Italia è il membro dell’Ue maggiormente penalizzato, come dimostrato già dalle risibili emissioni di monete autorizzate rispetto a quelle consentite alla piccola Austria).

2) La Lagarde esplicita che la Bce ha fondato la sua credibilità puntando la sua azione contro l’inflazione. Al riguardo, rinvio agli scritti del governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi, in merito all’inconsistenza degli strali lanciati contro l’inflazione: verosimilmente, proprio a causa della sua ostilità ai nuovi orientamenti verso la convergenza europea, egli è stato oggetto di un attacco che lo costrinse a rassegnare le dimissioni; l’attacco era assolutamente inconsistente, lo si è riconosciuto in sede giudiziaria con quel ritardo che si riflette negativamente sullo stato di salute del colpito, portato così prematuramente alla morte: se la Bce ha fondato la sua credibilità su un assunto falso, evidentemente non potrà mai più essere credibile, a meno che non ammetta (sconfessando il suo intero operato) che quanto descritto al punto precedente è la causa primaria dei danni causati agli Stati penalizzati.

3) Attraverso la sua rappresentante, la Bce afferma che “sebbene le politiche monetarie e fiscali stiano interagendo più strettamente, ciò solleva anche importanti questioni, che diventeranno più acute all’indomani della pandemia. Queste includono come impostare la politica in un mondo in cui i livelli di debito pubblico saranno forse permanentemente più alti e l’appropriata progettazione della struttura fiscale europea”.

Tali affermazioni sono diametralmente opposte alla politica economica e monetaria europea ancora vigente. La crescita del debito e la convergenza della politica fiscale inducono i soliti Stati penalizzati al definitivo collasso economico.

Ma questo non deve far esultare i Paesi finora agevolati, a meno che non sia già stato stabilito che, una volta distrutta l’economia dei soggetti designati, si procederà alla correzione della politica di emissione monetaria e venga avviata, in campo economico, una nuova linea di condotta di carattere solidale, ma seriamente solidale, ossia senza condizioni.