La pandemia da Covid-19, iniziata i primi mesi del 2020, che ha visto coinvolta larghissima parte del globo, ha oramai assunto a distanza di circa un anno le proporzioni di un evento epocale, senza precedenti. I tempi di soluzione sono ancora lontani, nonostante sia stato individuato in tempi relativamente brevi un primo vaccino: la campagna vaccinale durerà molti mesi e ha ancora tempi incerti. La convivenza con il virus continuerà ad accompagnarsi a inevitabili ripercussioni economiche e sociali più o meno marcate a seconda della capacità dei Paesi colpiti, tanto da rappresentare la più grande sfida per il prossimo decennio. Pertanto tutte le previsioni sull’andamento dell’economia nei prossimi anni saranno condizionate dall’evoluzione della pandemia in corso.



Centri studi e Istituti di ricerca pubblici e privati hanno effettuato calcoli e previsioni inevitabilmente approssimativi alla luce della situazione sanitaria. Ricchezza distrutta, debiti alle stelle, un conto salato per il nostro Paese che peggiora i dati sul Pil, sui consumi, sul deficit pubblico. Numeri che portano insieme il fallimento e la chiusura di imprese, pesanti ricadute sull’occupazione e il lavoro. Un impatto ancora limitato solo per le iniziative straordinarie messe in campo dal Governo tra moratorie, prestiti, sussidi e blocco dei licenziamenti, ma destinate inevitabilmente a terminare.  



Lo scoppio della pandemia ha colpito il Paese quando era già in una fase di rallentamento della crescita, da tempo inferiore a quella delle maggiori economie avanzate e gli squilibri preesistenti nelle finanze pubbliche sono un vincolo ulteriore alle misure di contrasto alla crisi. Il virus ha fatto sprofondare tutti gli indicatori economici, la risposta europea pur con dei limiti ha dimostrato la necessità di una forte cooperazione internazionale per fronteggiare la crisi e avviare la ripresa. Senza gli interventi dell’Unione europea ci sarebbe solo da raccogliere i cocci.

Il sistema finanziario, come ha ricordato Giovanni Sabatini, Direttore Generale dell’Abi, è stato fortemente coinvolto nella gestione dell’emergenza e, ancor di più, lo sarà nella spinta alla ripresa essendo chiamato a immettere “benzina” nel motore dell’economia… Un settore finanziario chiamato a fare da “cinghia di trasmissione” fra finanza ed economia reale con un ruolo chiave in prospettiva anche per la gestione del Recovery Fund.



Un Rapporto d’indagine della Consob presentato lo scorso dicembre ha individuato ed evidenziato tra i processi, accelerati dal Covid 19,  potenzialmente idonei a supportare il sistema finanziario e modificare radicalmente il contesto socio-economico di riferimento la crescita del Fintech e il mercato unico tecnologico dei servizi finanziari. Proviamo quindi ad approfondire in modo necessariamente molto sintetico il contributo che può dare l’accelerazione dei processi di Fintech nell’era segnata dal Covid.

Fintech, un termine e un denominatore comune per molti degli aspetti e argomenti già trattati e analizzati su questo sito: i prodotti e gli investimenti finanziari, la nuova consulenza finanziaria, la robo advisory, i servizi di pagamento digitali, la blockchain, la cybersecurity, il tutto in un campo sterminato di attività perché con Fintech (Financial Technology) si identifica l’applicazione della tecnologia alla finanza, la fornitura di prodotti e servizi finanziari mediante le più avanzate tecnologia d’informazione e comunicazione (ICT).

Un fenomeno che sta entrando a far parte del linguaggio comune e ha come parametri inter alia di riferimento l’intelligenza artificiale, gli algoritmi, i Big Data, il crowdfunding, le criptovalute e le diverse tecnologie emergenti applicate alla produzione e distribuzione finanziaria.

Il Fintech è un fenomeno rivoluzionario esploso da qualche anno sulla scena finanziaria, un’attività variamente articolata e ramificata che attraversa i settori finanziari in grado di apportare una serie di benefici ai consumatori, agli investitori e alle imprese. Un ecosistema che copre una gamma sempre più ampia di servizi finanziari, su cui sono ora scese in campo le Autorità e le Istituzioni a livello internazionale, europeo e nazionale per fornire una risposta e un quadro regolatorio che sia aperto ai mutamenti del mercato in una visione di sistema. Nuovi modelli di collaborazione tra Fintech, società finanziarie, imprese, grandi società di servizi in una reale cooperazione allo sviluppo.

Il Fintech si presenta non solo come facilitatore e innovatore in alcune aree specifiche, ma come componente rilevante del processo di trasformazione del sistema finanziario e di rilancio del Paese. Un processo, già avviato, ma ora enormemente accelerato dalla pandemia basandosi su due linee: il consolidamento, con le relative economie di scala, e la specializzazione su target di attività/clienti.

È così che il Fintech diventa un acceleratore di business: può erogare credito direttamente integrandosi con il sistema bancario, nell’ambito della Supply Chain Finance può rispondere meglio alla crisi di liquidità delle PMI, può dare un apporto significativo allo sviluppo dei pagamenti digitali, del wealth and asset management modificando le modalità di relazione con il cliente e i modelli organizzativi.

Una recente indagine di PwC evidenzia una grande capacità e volontà delle aziende Fintech italiane di adattarsi a un contesto di mercato in rapido e incerto divenire, portando in dote caratteristiche di velocità, specializzazione, digitalizzazione, flessibilità, dinamicità, user experience, che in questa fase rappresentano un valore importante anche per le aziende finanziarie tradizionali e trovare nelle Fintech dei partner importanti per rispondere alle nuove sfide del Paese.

Nell’anno appena trascorso, sia le singole Fintech che le diverse piattaforme di Open Banking, Hub e Associazioni non si sono fermate, ma hanno in molti casi moltiplicato le iniziative e aumentato i volumi di attività. Le Fintech nate nel 2020 hanno rafforzato alcuni segmenti che hanno giocato un ruolo importante in questo periodo come il Lending e l’Equity Crowfunding o nuove aree come il Reg Tech, una nuova tecnologia che consente di velocizzare e automatizzare le operazioni di compliance finanziaria, fare report in maniera automatizzata e monitorare le transazioni monetarie e finanziarie.

Il Coronavirus ha quindi avuto un impatto molto forte sul settore Finance di accelerazione di quello che già era un cambiamento in atto. Grazie al loro essere nativamente digitali le Fintech hanno saputo adattarsi immediatamente alla nuova realtà svolgendo una funzione di supporto al sistema come preziosa infrastruttura per i pagamenti digitali, per i finanziamenti ad aziende e famiglie, collaborando con le banche per portare ai clienti soluzioni innovative.

Manca ancora qualcosa: le Fintech, a fronte di competenze e servizi innovativi, soffrono di una dimensione ridotta e di risorse insufficienti. Se per lanciare la ripresa l’Italia punta sulle imprese più sane e digitalizzate, occorre mettere in campo politiche pubbliche in grado di stimolare e sostenere la crescita del Fintech in un disegno di Next Generation Italy che faccia leva sul Recovery Fund.

Da ultimo e non ultimo occorre cercare soluzioni dal punto di vista della Cybersecurity: vi è la necessità di rivalutare i rischi di sicurezza all’interno dei nuovi scenari operativi. La sicurezza informatica è il presupposto essenziale per l’efficace funzionamento dei mercati che si fondano sulle tecnologie digitali. La fiducia degli utenti si fonda in larga misura sulla resilienza rispetto alle forme di rischio a cui le nuove tecnologie vanno incontro. La materia, come per altri settori, non può che avere le sue radici nel diritto dell’Unione europea che rappresenta il livello da cui non si può prescindere.