Qual è lo spazio di bilancio statale per stimoli fiscali? L’economia italiana è in stagnazione e per dinamizzarla, considerando che la crescita nel mercato globale è in contrazione così come le sue principali locomotive – America, Cina e Germania – e che l’incertezza sta bloccando gli investimenti dappertutto, sarebbe necessaria una politica fiscale nazionale superstimolativa. In teoria: almeno 15 miliardi di investimenti pubblici a erogazione rapida e 20 miliardi di tasse e costi in meno, per imprese e famiglie, allo scopo di incentivare gli investimenti aziendali e i consumi per portare la crescita 2020 attorno allo 1,5% nonostante il ciclo esterno negativo.
Per contrastare la tendenza recessiva l’America ha deciso, con un accordo tra maggioranza e opposizione, di alzare il tetto di indebitamento pubblico. Da un lato, non è certo ottimale aumentare il debito oltre il 105% del Pil. Dall’altro, è apprezzabile un sistema politico che metta in priorità la tenuta dell’economia e dell’occupazione, secondarizzando i requisiti di ordine contabile. La Cina sta riallocando all’interno le risorse per la Via della seta per coprire un grande buco finanziario e ridurre la contrazione della crescita. La Francia sfonderà, come sta facendo da sempre, i limiti di indebitamento imposti dalle regole europee, manovrando politicamente sulle nomine dei vertici europei allo scopo di assicurarsi un trattamento di favore, mettendo in priorità la tenuta del sistema sul problema di un debito proiettato oltre il 100%.
Senza tale influenza, senza armamenti nucleari, senza una conduzione politica coesa e con un debito al 130% del Pil, il Governo italiano ha poco spazio per una politica fiscale stimolativa: deve rispettare stringenti limiti di deficit per non rischiare la sfiducia dei mercati e sanzioni europee e può finanziare stimolazioni solo tagliando spesa pubblica, cosa che in situazione (quasi) recessiva tipicamente l’amplifica. Pertanto lo spazio è circa 4-5 miliardi per detassazioni, non si capisce quanto per investimenti, ma sembrano pochi e lenti. Un nulla in relazione a ciò che servirebbe.
Soluzioni? Ricompattare il Governo, predisporre un piano di vendita di almeno 350 miliardi di patrimonio pubblico disponibile (circa 700 miliardi tra concessioni, partecipazioni e immobili nazionali e locali) in 10 anni e garantire con questo la copertura di un extradeficit stimolativo di 35 per due o tre anni e poi la riduzione del debito con quello che resta.