Il nostro ministro dell’Economia Gualtieri è un fenomeno: è riuscito a usare le parole “Pil in crescita” vicino a un numero negativo (-8%). Secondo lui “è in crescita” perché a fine anno dovrebbe essere -8 invece che -8,5%. Che fantasia! Ma non finisce qui. Sarà l’aria elettorale che tira, ma è riuscito ad affermare che la raccolta fiscale ad agosto è andata molto bene. Il fatto però è che quei dati non contenevano ancora i versamenti dell’Iva, vero indicatore dei consumi, e quindi, tenendo conto pure del fatto che molte scadenze saltate i mesi precedenti sono state spostate ad agosto, il dato parziale era di fatto privo di significato.
Ora i dati veri dell’Agenzia delle Entrate hanno rimesso le cose a posto: da inizio anno fino a fine luglio, il gettito fiscale è calato del 7,7%, mentre l’Iva è calata del 18% circa. Questi sono i dati veri che corrispondono a quello che sta accadendo nell’economia reale: una catastrofe, peraltro annunciata e facile da prevedere. Ma al Governo si dicono tutti tranquilli, forte del Next Generation EU (il cosiddetto Recovery Fund) e del Mes sempre lì a disposizione, per il quale diversi politici dell’area governativa premono perché si faccia al più presto.
Ma in realtà il primo è pura fantasia, mentre il secondo è inutile, se non incomprensibile. Infatti, il Mes è uno strumento pensato per soccorrere uno Stato che non riesce ad accedere ai mercati finanziari, non riesce a vendere i propri titoli di Stato se non promettendo di pagare interessi esorbitanti, come accadde a suo tempo alla Grecia. Ma non è questo il caso dell’Italia, come spiegherò più avanti.
Il Recovery fund è pura fantasia: quello che c’è oggi è un accordo verbale tra i maggiori Stati dell’Ue, con molti distinguo tra un Paese e l’altro e dove alcuni (Olanda e Austria su tutti) si sono dimostrati decisamente ostili, nonostante abbiano ottenuto uno sconto sui contributi da versare all’Ue per i prossimi anni. Il fatto è che il Next Generation EU dipenderà dal bilancio comunitario, che secondo le regole europee deve essere approvato all’unanimità. Quindi basta un Paese che si mette di traverso e tutto salta. E questo Paese c’è già: l’Ungheria di Orban, che viene trattato sistematicamente come un “fascista”, come un Paese canaglia che non rispetta le regole (a causa della modifica della Costituzione e delle leggi che favoriscono la famiglia tradizionale) e che ora presenta il conto di un simile trattamento.
Nel frattempo il Governo italiano si sta preparando, studiando progetti da presentare per impiegare quella massa imponente di liquidità. Chi invece è indietro è l’Europa, che non ha (e non può avere per ora) le linee guida dettagliate per impiegare quei fondi. Una situazione ridicola, che rischia, come facilmente prevedibile, di rimandare alle calende greche l’uso effettivo di quei fondi.
La triste verità è che di quei fondi l’Italia non avrebbe neppure bisogno, potendo tranquillamente accedere ai mercati finanziari per chiedere tutta la liquidità che le serve, subito e senza umilianti ed estenuanti trattative. Ebbi già modo di raccontare a suo tempo come ad aprile, a fronte di un’offerta di titoli di appena 16 miliardi, le richieste degli investitori avevano superato i 100 miliardi di euro. Ma nei giorni scorsi la scena si è ripetuta: il Tesoro ha offerto titoli per 10 miliardi, ma l’offerta è stata di ben 84 miliardi.
Questa è la triste verità: l’Italia non ha alcun bisogno di piani straordinari o di Mes, può accedere ai mercati e può trovare tutti i soldi che vuole perché è ritenuto un Paese sicuro dove poter investire. Ma il Governo e il Ministro Gualtieri non stanno prendendo questi soldi e stanno minando gravemente i conti dello Stato, preparando così una drammatica situazione nella quale dovremo chiedere un soccorso d’emergenza, costi quello che costi.
Nel frattempo l’economia reale affonda, si moltiplicano i suicidi, aumentano i disordini. Un monaco greco ortodosso, ritenuto dalla popolazione un gran santo, ebbe delle visioni sul futuro terribile che attende l’Europa. Per l’Italia disse che “le cose vanno selvaggiamente…”.