Dal dato diffuso giovedì dall’Istat sulla produzione industriale di novembre (+1,9% congiunturale e +6,3% tendenziale) è arrivata un’ulteriore conferma sul 2021 estremamente positivo per l’economia italiana. Difficile prevedere come sarà da questo punto di vista l’anno appena iniziato.
Come ricorda Vittorio Coda, Professore emerito dell’Università Bocconi, dove ha insegnato Strategia e Politica Aziendale, infatti, «ci sono incertezze che vengono dal quadro internazionale e altre invece più prettamente nostrane».
Cominciamo ad analizzare quelle internazionali.
Oltre a quelle relative alla pandemia, vi sono quelle legate alla rottura o al cattivo funzionamento delle catene di fornitura che stanno determinando problemi enormi in alcuni settori, come, ad esempio, l’industria automobilistica. Non possiamo poi non citare i rincari delle materie prime, da quelle cellulosiche a quelle che alimentano le industrie meccaniche, dell’automotive e altre. Per non dire poi dell’approvvigionamento di componenti fondamentali per la digitalizzazione di prodotti e processi, dove abbiamo una notevole dipendenza dalla Cina. Altro importante fattore frenante la crescita, molto sentito anche dalle nostre imprese, è quello di trovare le persone da assumere, anche a livello operaio.
In queste settimane sta emergendo la forte difficoltà incontrata da molti settori industriali italiani nel fronteggiare i rincari energetici. Cosa ne pensa?
Si tratta di un vero e proprio shock per l’enormità dei rincari. Questi preoccupano molto non solo per le conseguenze che hanno sulle tasche di tutti i cittadini, ma anche per le conseguenze sulle imprese energivore. Queste, già penalizzate dal cuneo fiscale energetico nei confronti dei competitor di altri Paesi (ad esempio, la Germania), si trovano ora a essere ulteriormente penalizzate perché in detti Paesi si sono presi provvedimenti anche a favore delle imprese, mentre in Italia sinora si è pensato solo ad alleggerire il carico delle bollette sui cittadini. È in primo piano il tema della competitività di interi comparti del nostro sistema produttivo. Grandi incertezze sono poi legate alla geopolitica. Si pensi, ad esempio, al clima da Guerra fredda che si è creato nei rapporti con Mosca o alla sfida cinese agli Stati Uniti e alle sue ambizioni imperialiste.
E per quanto riguarda invece le incertezze nostrane?
Quella principale in questo momento è relativa alla continuazione di un percorso di buon governo come quello che è stato assicurato dal tandem Draghi-Mattarella. Questa incertezza pesa sulle prospettive di realizzazione del Pnrr e sul conseguente utilizzo efficiente ed efficace delle risorse europee del Next Generation Eu. È un’incertezza che pesa anche sul ruolo che l’Italia potrà avere nella guida politica dell’Ue, già dal canto suo gravida di incertezze: in Germania, Paese leader dell’Unione, si è appena insediato un nuovo Governo dopo la fine dell’era Merkel che dunque attendiamo alla prova dei fatti. e a primavera si terranno le elezioni presidenziali in Francia.
Che ne pensa delle richieste di nuovi ristori o di proroga delle moratorie sui crediti da parte delle imprese penalizzate dall’aumento dei contagi di questa nuova ondata della pandemia?
Con i segnali di ripresa dello scorso anno ci si era forse illusi che non ci si sarebbe più dovuti preoccupare di sostenere alcune attività economiche, ma con la nuova ondata occorre provvedere a destinare risorse per mantenere in vita interi settori, come quelli legati al turismo e alla mobilità. Probabilmente si è presa coscienza con un po’ di ritardo della necessità di assicurare la sopravvivenza di queste imprese.
Si sente comunque ottimista sull’andamento economico di quest’anno appena iniziato?
Comunque la si guardi, la situazione è molto, ma molto complessa. Riguardo alla pandemia non vedo nero come l’Oms. Non mi convincono le previsioni sulla diffusione dei contagi in Europa, visto che nel Regno Unito ci sono già segnali di decrescita abbastanza sensibile, e ho fiducia sia nel progresso della scienza, sia sul prevalere della saggezza nei Paesi ricchi così da assicurare la copertura vaccinale anche ai Paesi che sinora ne sono sprovvisti. Quanto alle problematiche di approvvigionamento di componenti e di materie prime, penso che ne verremo fuori forse in tempi meno brevi di quanto prima non ci si aspettasse. Per tutto il resto sono convinto che non ci sia problema, per quanto complicato, che non possa quanto meno essere avviato a soluzione se prevalgono le forze costruttive sia a livello nazionale che europeo e mondiale. È quanto mi auguro e confido possa avvenire.
(Lorenzo Torrisi)
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