L’ex amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, ieri è stato oggetto di un decreto di perquisizione nell’ambito di alcune indagini per la compravendita di navi e aerei dalla Colombia. Leonardo, già Finmeccanica, si trova in qualche modo al centro dei riflettori per ragioni diverse da quelle degli ultimi mesi. Il settore della difesa è da almeno un anno e mezzo, dall’invasione della Russia in Ucraina, al centro degli interessi della politica e degli investitori per ragioni evidenti.
I magazzini dei Paesi Nato, così ci dicono i giornali, sono vuoti e c’è un bisogno urgente di ammodernare mezzi: carri armati, aerei, elicotteri, cannoni solo per citare alcuni esempi. Alcuni Paesi europei sono in condizioni migliori di altri. Due invece, in relazione al Pil, sembrano particolarmente indietro: Germania, soprattutto, e poi Italia. Leonardo è il principale concorrente continentale dell’industria della difesa francese e il sistema italiano, che fa perno sull’azienda oggi guidata da Roberto Cingolani, ha grandi complementarietà con il sistema tedesco.
L’Italia sarebbe in trattativa per acquistare 250 carri leopard 2 A7 di fabbricazione tedesca per un importo di circa 8 miliardi di euro. L’Italia non ha un programma domestico moderno per un carro armato di nuova generazione e lo sviluppo di uno nuovo richiederebbe tempi lunghi e investimenti ingenti a fronte di risultati incerti. L’Italia potrebbe “offrire” alla controparte tedesca l’areo addestratore prodotto da Leonardo (M-345), probabilmente il migliore al mondo, per importi miliardari. La Germania, in questo settore, non ha prodotti in grado di competere con quello italiano. Anche sugli elicotteri Leonardo può offrire prodotti d’avanguardia e molto migliori di qualsiasi omologo tedesco.
Ci sono i presupposti per un accordo tra Governi, italiano e tedesco, per una collaborazione nell’industria militare a tutto campo e di alto livello che arriva al cuore delle strategie geopolitiche dei due Paesi. Germania e Italia si parlano anche nell’elettronica per la difesa perché Leonardo è il principale azionista insieme alla banca pubblica tedesca KfW (ciascuno con una quota del 25%) del gruppo Hensold. Anche in questo caso si potrebbe ipotizzare di mettere a fattor comune le attività di Hensoldt con quelle dell’elettronica per la difesa possedute direttamente da Leonardo.
Lo scoppio della guerra in Ucraina costringe i Governi non solo ad aumentare i budget per la difesa, ma a ottenere risultati in breve tempo. Tutto “cospira” a entrare in programmi avanzati e a comprare prodotti moderni e collaudati per mettersi in pari a tempo record rispetto a un quadro geopolitico che in due anni è cambiato radicalmente. È uno scenario in cui si rendono necessarie partnership industriali per bruciare i tempi e condividere i costi. Il rischio per chi su alcuni segmenti non ha programmi domestici è quello di alimentare, con i soldi pubblici, economie di altri Paesi senza che ci siano ricadute industriali ed economiche commisurate all’interno dei propri confini. Italia e Germania sono dalla stessa parte, sono integrate industrialmente e devono correre per colmare il tempo perso e i soldi non investiti negli ultimi decenni.
Una partnership italo-tedesca creerebbe un’alternativa al polo francese, che è leader continentale, sia per il riarmo europeo che come partner dei Paesi extraeuropei. Probabilmente la Francia farebbe volentieri a meno.
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