Economia e pandemia non sono solo due parole in rima, hanno un filo comune: la liquidità. Esisteva un mondo ante Covid-19, fino a gennaio 2020; da marzo invece siamo a diretto contatto con il mondo Covid-19, in attesa di un post sempre più legato allo sviluppo del vaccino (100 miliardi di dollari stimati).
Nel mondo la pandemia non accenna, per ora, ad aver flessioni particolari (in Europa risulta contenuta), anzi in paesi come Brasile, Usa e India avanza con numeri (in rapporto agli abitanti) tali da bloccare settori ed economie (la Valley californiana è in smart working, la Cina ha ripreso a produrre, l’India stringe i denti).
Ma quanto “costa” in termini pratici un contagio? Una media arriva a stimare mille dollari a ciclo completo (ponendo come lasso di tempo 15 giorni d’assenza dal lavoro) e senza ricoveri, circa 2.000 dollari in caso di ricovero (un mese circa d’assenza) e più di 2.000 se si arriva alla terapia intensiva (e mesi d’assenza), ovviamente il tutto rapportato al proprio settore (chiaramente in caso di lavoro autonomo si rischia il fallimento dell’attività).
I numeri, per fortuna, almeno in Italia ci portano buone notizie: i ricoveri sono bassi, lo stress che investe il sistema sanitario pare molto lontano dal periodo febbraio-marzo.
C’è anche una buona nuova significativa: la mortalità si abbatte di qualche punto percentuale, aumentando i contagi, quindi dal punto di vista sanitario monitoraggio, screening e prevenzione portano costi ma pure benefici; l’investimento sanitario è quindi fondamentale, di fatto genera un risparmio, perché evita dannosi blocchi di massa dei settori produttivi.
Donald Trump ha immesso sul mercato 2.000 miliardi di dollari e una Fed pronta alla liquidità illimitata, frutto di un patto con i Dem. Quando l’interesse nazionale è in pericolo, negli Usa si corre uniti.
I mercati e i contagi da Covid
I mercati non vedono di buon occhio l’oscillazione numerica dei contagi; del resto, un paese in preda al caos numerico non può essere affidabile. La comunicazione è molto importante nel mondo attuale, infatti la Cina si è affrettata a rimodulare lo scenario e Trump di fatto agisce allo stesso modo. L’Italia ci sta provando, e in parte sembra riuscirci: poche ma significative le conferenze stampa di Giuseppe Conte, volte a rassicurare popolazione e investitori. I numeri per ora tengono: in Italia una ripresa è in atto, ma serve una svolta a livello economico o l’autunno sarà caldissimo.
Nel grafico qui sotto abbiamo simulato il volume di miliardi che servono per stare a galla, più o meno a ogni trimestre economico, da qui al 2021.
Dati calcolati da stime Oms e Fondo monetario internazionale
Il grafico parte dal volume proposto da Conte, ovvero quei 350 miliardi generati come base dalle ipotetiche misure messe in campo; per comodità i miliardi sono in euro, ovviamente anche il lettore più distratto si renderà conto che le cifre sono lontane, di molto, da Recovery Fund e soprattutto Mes (che Zingaretti dichiara irrinunciabile per l’Italia).
Nel grafico risultano calcolati i contagi (in valore medio), partendo dal dato più “vecchio”, ovvero quello cinese. Pechino, di fatto, ha “saltato” un trimestre, ovviando con 700 miliardi di euro circa.
Il nostro paese, partendo dai teorici 350 miliardi, compresi contagi e costanza di crescita (possibile a patto s’investa sul serio e si liberino i bilanci pubblici dal vincolo del Patto di stabilità), in rapporto ai propri asset dovrebbe farcela (compresi nel calcolo anche gli interventi riguardo lavoro, cassa integrazione e permessi straordinari). Con queste cifre navighiamo comunque a vista e una manovra correttiva pare sempre dietro l’angolo.
Covid e Contagiati, i costi nel mondo
Si può notare come Francia e Germania abbiano volumi più elevati, come pure Giappone e Russia. Gli Usa hanno messo sul piatto la cifra più consistente (insieme alla Cina) e trascinano la Gran Bretagna a rimorchio, nonostante Londra sia alle prese con l’antipatica chiusura della Brexit.
Le cifre calcolate sono in linea con la previsione del Fondo monetario internazionale, che ha stimato un costo “pandemico” da 375 miliardi di dollari al mese, cioè 4.500 miliardi all’anno e una spesa per contagio di circa 30.000 dollari su scala mondiale (calcolo spese mediche medie più lavoro, stima che varia dai 20.000 ai 45.000 a seconda di lavoro e mansione) calcolata sulla media d’assenza su anno solare. A queste spese vanno aggiunti eventuali ammortizzatori sociali e un calo d’impatto economico dovuto appunto a una depressione di liquidità che non permette acquisti, se non i beni essenziali (a livello mondiale il prezzo è in aumento).
Un salasso, contando che i contagi mondiali sono pari a 27 milioni, ma a ciò vanno aggiunti i blocchi “intorno ai positivi”. Per ogni positività accertata si bloccano per almeno tre giorni altre persone (anche se potenzialmente sane), che a loro volta s’assentano dal ciclo produttivo e quindi portano la spesa media a contagio ad alzarsi su base annua tra il 3% e l’8%. Impatto che per alcune aziende è risultato fatale, soprattutto per le Pmi, non contando il dramma delle micro che si trovano a essere bloccate incassando zero.
La stima di 4.500 miliardi annui è destinata a salire (la cifra reale su triennio, ad oggi le attività chiuse non “incidono” sul costo, lo faranno però nel 2021) se i governi non metteranno una pesante mano ai portafogli delle banche centrali, investendo capitale pubblico in forma keynesiana, puntando a un ibrido tra Stato e privato (l’esempio Usa tra Nasa e SpaceX ha fatto storia…) il futuro per l’intero pianeta sarà molto complicato.