La più recente azione di destabilizzazione esercitata dalla finanza si è verificata nel settembre del 2011 con l’attacco all’Italia in modo del tutto doloso, arbitrario e privo di ogni giustificazione scientifica. Così siamo finiti nelle mani dell’irrazionalità della finanza fintamente razionale. È ora di far luce su un’azione gravemente dolosa compiuta nei confronti del nostro Paese con l’esproprio della sua sovranità.



L’attacco all’Italia era una tappa di un’azione di indebolimento dell’euro pianificata dagli hedge fund e riportata puntualmente da La Repubblica e dal Wall Street Journal. Nel febbraio del 2010 ci fu una riunione degli hedge fund in una piccola banca di Wall Street – Monness, Crespi, Hardt & Co. – dove venne definito il piano d’attacco con i futures avviando la campagna di guerra finanziaria all’Europa. Non potendo attaccare direttamente l’euro, i fondi hanno dovuto compiere un’azione di aggiramento come gli alleati nella Seconda guerra mondiale – Grecia, Italia, Normandia -, grazie anche alle agenzie di rating conniventi, specie Standards & Poor’s che sarà condannata dal Dipartimento di Giustizia Usa per questo, che hanno degradato la Grecia, il Portogallo e poi l’Irlanda nell’aprile dello stesso anno, poi in agosto la Spagna. Così cominciò il conto alla rovescia per noi che avevamo un andamento di relativa stabilità.



Ma prima arrivò l’attacco destabilizzante della Francia, in primis, al regime di Gheddafi che venne deposto, poi ci fu la morte di Osama Bin Laden il cui corpo venne gettato in mare nella versione ufficiale, ma il vincitore del premio Pulitzer Seymour Hersh accusa il Governo americano di avere falsificato la dinamica degli eventi: il corpo sarebbe stato gettato sulle montagne afgane; come sempre non sapremo mai la verità. Seguì in maggio l’incarcerazione di Strauss-Kahn, Direttore generale del Fmi, costretto alle dimissioni per un’accusa da cui sarebbe stato assolto solo tre mesi dopo. Anche qui, come sopra, la verità è portata via dal vento, ma resta il fatto che Strauss-Kahn solo un mese prima aveva espresso la necessità di aiutare Grecia, Portogallo e Spagna durante un convegno della Brookings Institution a Washington.



Arriviamo al “countdown” per l’Italia, l’attacco della finanza è immediato e stordente per mettere il Governo di colpo nell’angolo e togliergli ogni possibilità di difesa. Solo il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, prova a opporsi, ma rimane isolato e così abbiamo il cambio di Governo. Il disegno di destabilizzazione dell’Italia era forse solo l’ultima tappa di una strategia più complessa e articolata che riguardava le elezioni americane del novembre 2012. È curioso il fatto che Standard & Poor’s abbia degradato il rating Usa nell’agosto dello stesso anno senza particolari motivi, esattamente come con l’Italia, ma pagherà caro questo gesto con la condanna da parte del Dipartimento della Giustizia Usa. Noi a Trani la assolveremo per “mancanza di prove”.

La dinamica dell’azione dolosa è evidente nel seguente grafico di Bloomberg che mostra gli andamenti del debito pubblico, del Pil e dello spread dal settembre 2011 alla fine del 2015.

L’evidenza dei fatti smentisce la falsità dei media e lo spauracchio dello spread presentato come verità incontrovertibile del dramma finanziario del Paese. Il grafico mostra in modo non contestabile la dolosità della manovra: quando l’attacco comincia il Pil è stabile e la curva del debito non mostra significativi andamenti, ma questo momento di stabilità viene stravolto dall’indebito e ingiustificabile aumento dello spread, come se un terremoto devastante ma inesistente avesse colpito il Paese. I servi della stampa e della televisione accompagnano con i loro cori come in una tragedia greca il crollo fintamente costruito ad arte dalle agenzie di rating che si muovono all’unisono all’attacco della vittima indifesa. L’Europa assume un comportamento ipocrita e ignora l’attacco a un Paese dell’Ue dimenticando la solidarietà, ma partecipa al banchetto con le sue banche, in primis con Deutsche Bank che si distingue nell’attacco ai nostri Btp in gara con i broker di New York: la banca nel 2011 realizzerà la migliore performance di utili del periodo.

Il nostro Paese rimane sotto scacco e solo di fronte a tutti, i corifei dei media cantano le “idi” del Governo in carica fino a quando il presidente della Repubblica sancisce la nascita di un nuovo Esecutivo per evitare il dramma dei Paesi già attaccati. Il cambio di Governo genera un andamento opposto: il debito si impenna, il Pil cade accompagnato inspiegabilmente dallo spread che compie un cambio di marcia e segue una logica diversa da quella che aveva seguito prima mostrando uh evidente contraddizione. Nella dinamica del grafico emerge con violenza la dolosità dell’attacco per il cambio dell’andamento dello spread che segue due percorsi logici contrapposti e andando contro non solo l’evidenza dei fatti, ma cancellando, anche, il secondo principio della logica aristotelica per cui “A” (l’andamento dello spread nell’attacco) non può essere “Non A” (l’andamento di accompagnamento al cambio di Governo).

È del tutto evidente che il “sovradebito” generato da una manifesta azione dolosa (come tale si intende un’azione intenzionale alla quale si lega una colpa grave o delitto, Treccani) deve essere soggetto a una denuncia che fa seguito ai precedenti costituiti dalle condanne del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti nei confronti delle banche d’affari di Wall Street per la manipolazione fraudolenta (dolosa) dei sub-prime. Le banche hanno patteggiato riconoscendo le loro azioni illecite, Standard & Poor’s ha subito lo stesso iter per la manipolazione fraudolenta del rating degli Usa nell’agosto del 2012 poco prima delle elezioni presidenziali di novembre dello stesso anno. Ancora più recentemente Morgan Stanley ha subito la stessa condanna per la manipolazione dei prezzi dei metalli preziosi, ma questi fatti sono solo la punta dell’iceberg, forse oggi siamo alla resa dei conti con la contrapposizione netta e drammatica della finanza che segue una crescita dei suoi valori e delle sue performance azionarie rispetto a una realtà che sta crollando.

(3- continua)

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