La parabola degli Usa è l’esempio più devastante dell’azione distruttrice della finanza che ha divorato il Paese che le ha dato vita, una sorta di nemesi disperata e disperante che serve da esempio e da ammonimento a non seguire quella rotta suicida. Il ruolo criminale di un modello socioculturale che invece di generare ricchezza ha creato povertà e una disuguaglianza inaccettabile marchia quel modello culturale come un “crimine contro l’umanità”.
Il modello culturale, infatti, è improntato alla realizzazione del massimo risultato personale a breve o anche a brevissimo termine, inducendo a comportamenti illeciti e a una società fondata sul mostro del “bellum omnium contra omnes”. La finanza divora la manifattura e distrugge il cuore del miracolo americano: è così che l’american dream, il sogno che tutti potevano realizzare in una società collaborativa, viene cancellato con notevoli ricadute sociali.
Il crollo del mercato finanziario con la crisi di sub-prime è devastante a livello globale ed è il risultato criminale di una finanza in mano a pochi e totalmente priva di scrupoli morali e finalizzata a realizzare solo gli interessi di pochi a scapito dei molti; l’evidenza è data da una concentrazione di ricchezza senza pari nella storia in mano a quelli che hanno il potere di giocare con le istituzioni e i sistemi sociali, con la politica che ne viene soggiogata. La Fed e il Governatore Powell stanno generando una liquidità che sembra infinita per drogare un mercato che è prossimo a esplodere, ma ancora una volta le istituzioni preposte al controllo stanno a guardare in una sorta di suicida immobilità.
La bolla della finanza viene alimentata dalla liquidità immessa dalla Fed, incapace di capire che non si cura una dipendenza aumentando le dosi, coprendo l’implosione del sistema sociale ed economico. Inoltre, il debito si impenna rispetto al Pil. Il tutto è evidente nei seguenti grafici.
Il tasso di disoccupazione è aumentato a scapito dell’attività manifatturiera che è finita in Cina, colpendo anche uno dei settori trainanti nel periodo post-bellico: quello dell’agricoltura, fondamentale nella tenuta del sistema per i bisogni primari. Infatti, anche le produzioni alimentari, come pure quelle farmaceutiche, sono state delocalizzate. Tali cambiamenti in un così breve tempo hanno stravolto il sistema sociale creando tutte le patologie che sembrano oggi portare il Paese verso una guerra civile. Ci si domanda, allora, dov’era la classe politica tutta volta alla realizzazione di interessi personali e sempre più lontana dai bisogni veri. Il collasso di una società avviene in tempi lunghi, ma la parabola discendente è sempre quella ed è legata al venir meno nella classe al potere della capacità creativa di affrontare le nuove sfide poste dall’ambiente in modo costruttivo: in questo modo la classe dirigente si stacca dal Paese e si ossifica circondandosi sempre più di persone di basso livello.
I seguenti grafici danno ancora evidenza del dramma del Paese e dell’economia reale che genera ricchezza, impiego, risorse per rispondere ai bisogni primari:
La delocalizzazione selvaggia ha così privato gli Stati Uniti dell’attività manifatturiera che è l’unica che genera ricchezza per favorire una finanza staccata dal mondo reale ma funzionale a creare il sogno di un’eterna ricchezza; in questo modo gli americani diventano dipendenti dalle produzioni della Cina, che può avere quindi avere un potere contrattuale anche non negoziabile.
Questa suicida trasformazione riflette la profonda diversità culturale dei due popoli: gli Stati Uniti ragionano sul breve o brevissimo tempo alimentato da un sistema basato sul mercato che deve pagare subito, i cinesi, invece, ragionano sul lungo o anche lunghissimo tempo; molti loro proverbi millenari sono basati sull’attesa paziente: “L’uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli”. Questo, insieme a tanti altri, è il risultato genetico di una storia di sofferenze a cui il popolo veniva chiamato a realizzare opere che non avrebbe mai visto e ora la paziente attesa e laboriosità è compensata da un potere contrattuale inimmaginabile solo alla fine degli anni Ottanta, quando il Pil pro capite cinese era inferiore a quello del Ciad. La Storia, se letta con attenzione, riesce a dare il senso della vita e le peregrinazioni dei popoli.
Portata all’estremo limite la finanza diventa un dramma collettivo che non si può più nascondere, allora si comincia a prendere coscienza del rischio complessivo e il Ceo della Bank of America, Michael Hartnett, usa una crasi, “Frankenbull”, come insieme di Frankenstein e Bull (bolla), per dare l’idea della sperimentazione di uno scienziato folle per riportare in vita una finanza decotta.
(4- continua)
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