Tra le promesse elettorali di Trump, l’impegno a fare dell’America “la superpotenza Bitcoin del mondo” ha meritato titoli e pagine sui principali organi di informazione finanziaria. Il candidato repubblicano ha dichiarato durante la principale conferenza dedicata ai Bitcoin che “se i Bitcoin andranno sulla luna, voglio che l’America sia la nazione guida”. Queste dichiarazioni si inseriscono in un dibattito che dura da anni e che ha coinvolto i vertici della finanza e della politica.



Negli ultimi anni l’Amministrazione Biden e il presidente della Sec, Gary Gensler, hanno avuto un approccio diametralmente opposto a quello entusiastico di Trump. Secondo il Financial Times, anche Kamala Harris, candidata democratica, era stata invitata a intervenire ma ha poi scelto di declinare.

La questione sembra molto più seria di un dibattito per addetti ai lavori su un angolo del sistema finanziario che appassiona schiere di piccoli investitori. Alla fine del 2021 Hillary Clinton dichiarava: “Spero che le nazioni comincino a prestare attenzione alle critpovalute perché quello che appare come uno sforzo molto interessante e in un certo senso esotico per fare mining di nuove monete, per vendere e comprare con esse, rischia di indebolire le valute, di indebolire il ruolo del dollaro come valuta di riserva e di destabilizzare le nazioni”. Se ha ragione Hillary Clinton e le criptovalute minacciano lo status di riserva globale del dollaro ci si deve chiedere come mai un candidato Presidente americano, per quanto “anti-establishment”, decida invece di abbracciarle.



La questione, quindi, si sposta sul ruolo del dollaro. Il problema di chiunque voglia rilanciare la manifattura americana e chiudere il deficit commerciale degli Stati Uniti è proprio il ruolo di valuta di riserva che condanna il dollaro a essere sempre e irrimediabilmente sopravvalutato. Questa sopravvalutazione ammazza la competitività delle imprese americane e lavora per spostare l’economia sui consumi a debito. Qualsiasi tentativo serio di rimpatriare capacità produttiva e riequilibrare i commerci si scontra con la sfida di immaginare un ruolo diverso per il dollaro rispetto a quello degli ultimi decenni. Forse Trump ha in mente questo quando abbraccia senza riserve i Bitcoin.



La sfida però è tutt’altro che indolore. Le conseguenze di un ruolo diverso del dollaro sono serie. Se la valuta di Washington smette di attrarre i flussi finanziari in quanto non più valuta di riserva a pagarne il prezzo sarebbero le valutazioni sopravvalutate degli asset finanziari americani oggi spinte dai risparmi del resto del mondo. In sostanza qualsiasi tentativo serio di ridurre il deficit commerciale americano, per rimpatriare capacità, rischia di far deragliare i mercati finanziari. Non è una questione da poco non solo per un possibile scetticismo delle “élite”. All’opposto, più alto è il numero di persone, tendenzialmente giovani, che rimangono escluse dai mercati, più, politicamente, il rischio diventa allettante.

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