Alla riunione dell’Eurogruppo di oggi 30 novembre e a quella del Consiglio dei Ministri Economici e Finanziari (giornalisticamente chiamato Ecofin) di domani 1 dicembre, il punto centrale dell’ordine del giorno è la revisione dell’accordo intergovernativo sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes) concluso tra i 19 Stati dell’Unione monetaria ed economica nel 2012 sulla scia della crisi della finanza e del debito pubblico della Grecia e delle crisi bancarie di Portogallo e Irlanda. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, dovrebbe riferire in Parlamento questa mattina alle 10 prima della riunione dell’Eurogruppo in programma per le 14. Queste le notizie essenziali.
Il Mes è uno strumento approntato in tempo di crisi finanziarie allo scopo di consentirne il superamento. Nel suo ambito è stato creato uno “sportello” destinato a spese sanitarie per contribuire a superare esigenze immediate poste della pandemia. Giornalisticamente, spesso non si distingue tra il Mes in quanto strumento permanente e dotato di forti caratteristiche (quali una “condizionalità” sulla finanza e sul debito pubblico, analoga a quella prevista nello statuto del Fondo monetario internazionale) e lo “sportello sanitario”, misura eccezionale e solidaristica contemplata per la pandemia e che contempla “condizionalità” unicamente in materia di spese, solo “sanitarie”, che possono venir finanziate. Per evitare equivoci, in questa nota Mes vuol dire l’accordo intergovernativo del 2012 (e la sua revisione all’esame dell’Eurogruppo e dell’Ecofin) e Mes sanitario lo sportello speciale aperto dai Governatori del Mes (i Ministri economici e finanziari degli Stati dell’eurozona) per aiutare a fare fronte alle spese sanitarie causate dalla pandemia. I complessi aspetti giuridici sia del Mes che del Mes sanitario sono trattati in diverse occasioni di questa testata.
Ciò che Eurogruppo ed Ecofin sono chiamati a esaminare è la revisione del Mes del 2012, mentre in Italia infuria da tempo una polemica trasversale (in seno sia alla maggioranza che all’opposizione) sul Mes sanitario. Ho espresso più volte la mia posizione: avremmo dovuto accedere da tempo al Mes sanitario, i cui 36 miliardi di prestito a lungo termine e con tasso d’interesse bassissimo avrebbero permesso di rafforzare il nostro sistema sanitario prima della “seconda ondata” della pandemia (non solo tramite ammodernamento delle strutture, ma anche grazie all’assunzione di personale medico e paramedico pure dall’estero), contenendo la crisi e la letalità da settimane sotto gli occhi di tutti.
La revisione del Mes, invece, andrebbe esaminata con cura e vista nel quadro di un potenziamento dell’unione monetaria che avrebbe dovuto includere il completamento dell’unione bancaria (con l’attuazione di una garanzia comune sui depositi in conto corrente e l’inizio, almeno, di una trattativa per dare vita a un’unione del mercato dei capitali europeo).
Sotto il profilo economico, infatti, un ammodernamento del Mes (per acquisire la caratteristiche di un Fondo monetario europeo) ha una sua logica nel completamento di un’unione monetaria che resta monca sino a quando l’unione bancaria è incompleta e l’integrazione del mercato dei capitali non si realizza. Un’unione bancaria monca e la mancanza di un mercato integrato dei capitali rendono più facili Opa ostili e altre azioni di “pirateria finanziaria”. Questa posizione – è utile ricordare – è stata coerentemente quella dell’Italia durante i Governi Letta, Renzi e Gentiloni. Non è stata chiara durante il primo Governo Conte. Successivamente, dalla primavera scorsa, la revisione del Mes non è stata più all’ordine del giorno di Eurogruppo e di Ecofin a causa della pandemia.
È utile ricordare che al seminario on line del 25 novembre tenuto dalla Banca centrale europea e dal Fmi per presentare i rapporti sulla stabilità finanziaria rispettivamente in Europa e a livello globale (seminario organizzato del Baffi Centre for Applied Research on International Markets, Banking, Finance and Regulation dell’Università Bocconi) è stata presa una posizione analoga. È una linea di buon senso. Non occorre essere economisti tecnici per capirlo. Basta ricordare che all’epoca dell’unificazione monetaria dell’Italia non avere creato regole comuni per le banche e per il mercato dei capitali fu all’origine di varie crisi, da quella della piccola Banca di Santa Venera a quella della grande Banca Romana.
Quale situazione troverà il ministro Gualtieri il 30 novembre e il primo dicembre? Accanto alla revisione del Mes (con la clausola di azione collettiva e la linea di credito precauzionali per gli Stati che possono essere danneggiati da crisi finanziarie di altri soci dell’unione monetaria), ci sarà una proposta della presidenza (la Repubblica federale tedesca) in materia di completamento dell’unione bancaria e l’inizio di uno scambio di idee in materia di mercato unico dei capitali. In breve, la proposta dell’Italia è stata accettata solo in parte.
Eleganza e lealtà istituzionale vorrebbero che il Governo riferisse in Parlamento immediatamente dopo l’Ecofin al fine di predisporre una posizione chiara e condivisa in tempo utile per il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell’Ue in programma per il 10-11 dicembre, quando dovrebbe essere firmato l’accordo di revisione del Mes.
Le voci che girano nel Palazzo sono invece che verrà accetta la revisione del Mes senza troppa discussione sui tempi e sui contenuti del completamento dell’unione bancaria e di quelli dell’unione del mercato dei capitali. Inoltre, si darebbe un no secco al Mes sanitario per non turbare gli Stati generali permanenti del Movimento 5 Stelle. Auguriamoci che vengano smentite dai fatti.