Ursula von der Leyen si prepara a mettere a punto la squadra per dare vita alla nuova Commissione europea che entrerà ufficialmente in carica a novembre. Anche all’Italia spetterà indicare il nome di un Commissario, ma gli incarichi spetteranno all’ormai ex ministra della Difesa tedesca. «Mi sembra che questa Commissione nasca piuttosto debole. Quel sospiro di sollievo che ha fatto la von der Leyen quando Sassoli ha dato lettura dei voti a favore ricevuti, solo nove in più dei necessari, la dice lunga. La situazione è però interessante», ci dice Sergio Cesaratto, Professore di Economia politica all’Università di Siena.



In che senso?

È una Commissione che non ha una maggioranza solida e che ha davanti sfide importanti. Su Eurointelligence Wolfgang Munchau ha evidenziato ieri gli effetti negativi di alcune regole europee, come quella sull’output gap, cioè la differenza tra il Pil effettivo e quello potenziale, che può giustificare una certa flessibilità sui conti pubblici di un Paese. È però difficilissimo calcolare la crescita potenziale di un’economia, quindi su questa regola occorrerebbe un intervento della Commissione. Non dobbiamo poi dimenticare la Brexit, la politica estera…



Ma può una Commissione debole far fronte a sfide così importanti?

Probabilmente no, ma la situazione è interessante perché le cose in Europa possono migliorare solo se prima peggiorano. Una crisi europea può essere in qualche modo salutare, anche se indubbiamente comporta dei danni. Purtroppo la Germania ha guidato nel modo più orribile e sbagliato l’Europa e ora che a presiedere la Commissione c’è una tedesca non credo che vedremo qualcosa di diverso dalla filosofia ordoliberista. Forse finiremo per rimpiangere Juncker.

Nella nuova Commissione ci sarà anche un italiano, probabilmente un esponente della Lega al dicastero della Concorrenza. Cosa ne pensa?



Dopo la vicenda Russiagate, forse questa richiesta leghista del commissario alla Concorrenza è troppo velleitaria. Dubito che una poltrona così importante verrà data a un rappresentante del Carroccio. Capisco anche che l’obiettivo della Lega possa essere quello di avere un incarico con cui “ricattare” Francia e Germania, visto che è il commissario alla Concorrenza ad autorizzare eventuali aggregazioni di aziende franco-tedesche, come si è visto nel caso Siemens-Alstom. Credo che però alla fine all’Italia verrà dato un posto meno importante nella Commissione.

La candidatura di Ursula von der Leyen è stata appoggiata da Conte e votata dagli europarlamentari del Movimento 5 Stelle…

Non riesco proprio a capire perché M5s abbia votato a favore. Conte invece avrà probabilmente scambiato l’appoggio all’accordo con lo stop alla procedura d’infrazione.

Secondo lei cambieranno i rapporti tra Italia e Ue?

Credo che si tirerà a campare sia in Italia che in Europa. Però le cose in Europa rischiano di andare molto peggio, non solo per l’Italia, ma anche per la Germania, considerando anche che Trump probabilmente riaprirà lo scontro commerciale con Bruxelles.

La nuova Commissione entrerà in carica a novembre, proprio quando l’Italia starà ultimando la messa a punto della Legge di bilancio. Secondo lei come sarà la manovra?

Temo che si farà una manovra non particolarmente utile. Se anche si riducono le tasse, ma al contempo si taglia la spesa pubblica, si creano più danni che benefici: la spesa pubblica è infatti più espansiva di una riduzione delle tasse. C’è quindi il rischio di adottare provvedimenti controproducenti. La via giusta è quella della ripresa degli investimenti.

Oltre che una nuova Commissione ci sarà anche un cambio della guardia alla Bce. Come vede la “staffetta” Draghi-Lagarde?

Draghi è certamente tecnicamente più competente. Sappiamo che la Francia vorrebbe arrivare una politica fiscale comune, progetto osteggiato dalla Germania. La Lagarde vedrà bene una politica monetaria che cooperi con la politica fiscale. Oltre a portare avanti le politiche di Draghi potrebbe dare una spinta in più per una politica fiscale espansiva europea. Noi avremmo certamente bisogno di un intervento, come ha proposto Savona, che abbassi i tassi di interesse sul debito, così da avere spazio per politiche espansiva. E questo tipo di intervento la Bce lo può fare.

Considerando appunto la Commissione a guida tedesca e la Bce a guida francese, all’Italia quale linea conviene appoggiare?

Credo sia meglio appoggiare quella francese, che tradizionalmente è keynesiana. Le proposte di Macron erano pochissima cosa in questo senso, ma i tedeschi hanno subito sollevato un muro. Certo la Francia non è un Paese che si è dimostrato spesso amico dell’Italia. Servirà quindi abilità politica. Il problema vero è che questo Governo, la cui posizione nei confronti dell’Europa non sembra univoca, non si sa che fine farà.

(Lorenzo Torrisi)