Dice Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia intervenendo al congresso annuale Assiom Forex : “L’attività economica sta sostanzialmente ristagnando dai primi mesi del 2018, anche a seguito del rallentamento registrato a livello europeo e globale. I segnali provenienti dagli indicatori congiunturali più recenti sono contrastanti”. E aggiunge: “Né gli intermediari né le banche centrali possono da soli creare la crescita. Per raggiungere un sentiero di espansione stabile più elevato servono politiche economiche che guardino oltre l’orizzonte annuale del bilancio pubblico”.
Dice Fitch, l’agenzia di rating: “Sebbene la Lega non abbia raggiunto il successo nelle elezioni regionali in Emilia Romagna il 26 gennaio, continuiamo a pensare che ci sia un’alta probabilità che il governo Pd-M5s non arriverà al termine del mandato, che scade nella primavera 2023”. Il voto al debito italiano resta BBB, ma le prospettive sono negative. Insomma, da un lato occorre che il governo italiano metta in campo politiche economiche che vadano oltre i dodici mesi, dall’altro non sappiamo quanto resterà in sella il Conte bis. Presa in questo dilemma, l’Italia ristagna (finora) e potrebbe anche scivolare verso la recessione.
Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri continua a vedere segnali positivi: “Alcuni numeri indicano un recupero nel primo semestre 2020”. A parte che siamo solo al secondo mese dell’anno, ma si parte dallo scivolone dell’ultimo trimestre 2019 con il prodotto lordo in calo dello 0,3%. E in ogni caso di quali numeri stiamo parlando?
Visco getta acqua sul fuoco delle aspettative: “Le nostre proiezioni pubblicate nell’ultimo Bollettino economico, precedenti alla diffusione di questo dato, prefigurano una crescita ancora molto contenuta quest’anno, dopo la sostanziale invarianza del 2019, ma più elevata nel prossimo biennio”. Dunque, l’economia italiana ristagna dai primi mesi del 2018, è rimasta piatta nel 2019, potrebbe migliorare dello zero virgola a partire dalla seconda metà del 2020, tuttavia pesano “rilevanti rischi al ribasso. Molto dipenderà dall’andamento dell’economia globale e dei nostri principali partner nell’interscambio europeo (la produzione industriale in Germania è scesa del 3,5% a dicembre e del 6.8% in ragione d’anno, quella francese rispettivamente del 2,8 e del 3%, ndr). Le dispute commerciali internazionali si sono attenuate ma sono cresciute le tensioni geopolitiche, anche se con conseguenze finora limitate sulle quotazioni petrolifere. Restano ancora da definire, nel periodo transitorio che si concluderà alla fine dell’anno, i termini dei futuri rapporti economici tra l’Unione europea e il Regno Unito, uscito formalmente dall’Unione lo scorso 31 gennaio. Ai fattori di rischio si sono ora aggiunte le possibili ricadute della diffusione del nuovo coronavirus, specie sull’economia cinese che negli ultimi anni è stata uno dei principali motori della crescita mondiale”.
Ricordiamo che proprio l’altro giorno Mike Manley, amministratore delegato della Fiat Chrysler, ha detto che uno stabilimento europeo è a rischio di chiusura perché non arrivano i pezzi dalla Cina. Naturalmente speriamo che non sia italiano, ma anche se si riferiva alla Polonia o alla Serbia la ricaduta indiretta sull’attività produttiva italiana sarebbe comunque negativa.
Il governatore fa il profeta di sventure? Nient’affatto. Gli analisti di Fitch che, val la pena ricordarlo, è considerata la più autorevole agenzia a proposito della valutazione di merito sulla qualità del debito, leggono bene i giornali e si informano di prima mano, quindi citano alcune mine tutte politiche che Visco ha evitato di menzionare. In particolare, Fitch sottolinea che il Movimento 5 stelle “sta attraversando una fase politica complicata” soltanto dopo l’assemblea nazionale del M5S a marzo sarà possibile “valutare la stabilità della coalizione e la probabilità che M5s e Pd si accordino su una strategia fiscale ed economica di medio termine più coerente e prevedibile”. Tra i possibili fattori di crisi, Fitch cita anche”i disaccordi su alcune misure contenute nella legge di Bilancio” e il tema della revoca della concessione ad Autostrade. “L’alto grado di frammentazione politica”, aggiunge poi l’agenzia, “rende molto difficile per il governo italiano sviluppare una strategia di crescita e fiscale credibile per ridurre lo stock di debito pubblico”.
Nell’agenda delle cose da fare, sia la Banca d’Italia sia Fitch mettono in rilievo due questioni chiave: il fisco e gli investimenti. Sul primo punto Visco insiste sulla sua posizione: inutile, anzi dannoso, procedere a spizzichi e bocconi, aggiungendo nuove misure che, tra bonus, benefici, detrazioni, non fanno che complicare un sistema intricato come un giungla. Inoltre, c’è il rischio che il taglio del cuneo fiscale alla fine venga finanziato con balzelli che finiranno per aumentare la pressione fiscale complessiva. Dunque, occorre una riforma organica, con una chiara direzione di marcia anche se le condizioni del bilancio pubblico impongono di procedere con cautela. Quanto agli investimenti, quelli privati languono per le incertezze congiunturali, ma anche per la confusione politica: i governi a presenza grillina sia quello giallo-verde con la Lega sia questo giallo-rosso con il Pd hanno mortificato una strategia che aveva funzionato come Industria 4.0. Sugli investimenti pubblici, abbiamo sentito roboanti promesse, assicurazioni che saranno sbloccati in un battibaleno, ma ancora una volta è prevalso il pregiudizio dei grillini, alfieri del partito del No. E il Pd ha ingoiato.
Questo è lo stato dell’arte, senza trucco, ma con tanto inganno.