Si moltiplicano i segnali di euforia (o apparente follia) sui mercati finanziari. Negli ultimi dieci giorni una rivoluzione ha sconvolto le classifiche del mondo dell’auto. Dietro Tesla, investita dalle vendite miliardarie di Elon Musk, incalza Rivian, la rivale elettrica finanziata da Amazon che nel giro di dieci giorni ha raggiunto una quotazione attorno ai 130 miliardi di dollari. Mica poco per un’azienda che non ha ancora prodotto mille vetture.



Dietro, ma non troppo, corre Lucid, la start up di Seattle che in Borsa vale più di Volkswagen. E sul fronte della mobilità, dopo una lunga vacanza, si è riaffacciata Apple, pronta a sviluppare il suo veicolo a guida autonoma assieme alla coreana Lg. Ed è bastato l’annuncio per riportare la Mela al primo posto tra le società quotate. 



Ma il Guinness dei primati, una volta tanto, non ha per epicentro Wall Street. L’impennata che non ti aspetti ha per palcoscenico Parigi: una matricola, Crypto Blockchain Industries, ha messo a segno in sole tre settimane un ciclopico boom vicino al 3000% (da 2 euro per azione il 26 ottobre agli attuali 64 euro).

La spinta è arrivata con l’annuncio di una prima vendita di Nft, cioè opere digitali non riproducibili, l’ultima ricchissima novità del mondo dell’arte. Ma il vero obiettivo della “società di investimenti nello spazio basato sulla blockchain” è di sviluppare AlphaVerse, un mondo virtuale (metaverso) basato sulla tecnologia blockchain. Altra follia, salvo prender atto che Meta è anche il nuovo nome dell’ex Facebook convinto che, nel giro di cinque anni, i rapporti sociali (e lo shopping) passeranno dalla sfera virtuale. E ci credono anche gli analisti di Morgan Stanley, convinti che questa nuova frontiera del lusso varrà presto 50 miliardi di dollari.



Ecco due esempi, forse i più clamorosi, di una realtà, figlia della crisi da pandemia che ha collocato la realtà virtuale davanti alla realtà tout court, il frutto del pensiero che corre più veloce dell’esperienza di tutti i giorni, con tutti i limiti del caso. In attesa di quel che riuscirà a escogitare Elon Musk una volta che deciderà di coinvolgere i mercati finanziari nell’avventura di Space X, cioè la missione che dovrà portarlo a Marte. C’è da domandarsi dove ci porterà il genio della lampada delle Borse, scatenato dalla rivoluzione digitale ma sostenuto e finanziato dal debito che, sommando componente pubblica e privata, supera largamente il 200% delle risorse effettivamente disponibili a livelli planetario. Si sta preparando una gigantesca bolla oppure le tante innovazioni in cantiere aumenteranno la produttività complessiva? E chi vincerà nel nuovo ecosistema? Una risposta onnicomprensiva è impossibile. O comunque troppo vaga per avere un senso. Limitiamoci al mondo dell’auto, forse il più esposto alle prossime novità.

– È ormai scontata la vittoria dell’auto elettrica sui motori a combustione. E tutto lascia prevedere che la transizione sarà più rapida di quanto già preventivato.

– L’auto elettrica è più semplice di quella tradizionale. Ovvero la soglia d’accesso per i nuovi produttori è più bassa. Le barriere tecnologiche che hanno reso complicato lo sbarco nelle quattro ruote dei giganti del web valgono sempre meno. 

– Così come ha un peso inferiore il know-how accumulato dall’industria dell’auto in un secolo abbondante di storia. Per non parlare di organizzazione del lavoro. A parità di produzione, ha detto il Ceo di Volkswagen, a Wolfsburg ci sono 30 mila addetti ai lavori di troppo. 

– A far la differenza, come hanno capito per tempo gli asiatici, è il controllo delle materie prime e delle batterie.

– Il modello Rivian, se possibile, è ancor più insidioso: la società venderà solo via web e curerà in esclusiva l’assistenza post-vendita, con un forte risparmio sul personale che ruota attorno al mondo a quattro ruote. Una formula resa possibile dal rapporto con l’azionista Amazon che ha prenotato circa un terzo della produzione dei primi tre anni di attività.

– Insomma, non è impossibile che la nuova casa ove Ford ha il 5% possa ottenere fin da subito risultati tali da giustificare il decollo a Wall Street che ha fornito alla start up i capitali sufficienti a finanziare lo sviluppo.

– Ci può essere una logica dietro l’apparente follia. Ma c’è senz’altro un’evidente minaccia per l’auto europea, fondata su vantaggi tecnologici che stanno tramontando, costi più alti per il welfare ed evidenti debolezze (vedi la penuria di chips).

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