L’epoca delle politiche monetarie non convenzionali, genericamente raggruppate nell’etichetta Quantitave easing, sta per volgere al termine: il tapering – ossia la graduale rimozione degli stimoli monetari eccezionali adottati in questi ultimi anni – inizierà verso la primavera prossima e saranno probabilmente la autorità monetarie degli Stati Uniti a indicarne i tempi e i modi puntuali.
Questa è, in estrema sintesi, l’indicazione che viene dal simposio dei banchieri centrali svoltosi al termine della settimana scorsa a Jackson Hole, un luogo di vacanza nell’altopiano dello Stato del Wyoming, negli Stati Uniti, ai piedi del massiccio del Teton Range e attraversata dal fiume Snake dove dal 1978 la Federal Reserve Bank del Kansas (le cui competenze di estendono allo Wyoming), organizza ogni anno un “simposio” tra banchieri centrali. Quest’anno, il “simposio” si è svolto dalla sera del 26 agosto a quella del 28 (orario europeo). Gran parte degli interventi sono stati trasmessi in diretta (e per chi lo voleva in differita) sull’elegante sito dell’organizzazione, dove sono pubblicati anche i documenti di lavoro resi (circa 150) disponibili man mano che fossero in stesura definitiva. Il tema generale del simposio è stato “Macroeconomic Policy in an Uneven Economy”, (“La politica economia in un’economia mondiale incerta”).
La rotta l’ha indicata il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, il cui mandato quadriennale scade il prossimo febbraio (e che – per le ragioni ben argomentate in un editoriale di The Economist del 28 febbraio-3 settembre – il Presidente Joe Biden farebbe bene a rinnovare per altri quattro anni, nonostante Powell sia di chiari sentimenti “repubblicani”). Il discorso di Powell di poco più di venti minuti è stato una lezione magistrale di economia e finanza dell’incertezza. Il mandato dell’autorità monetaria americana, a differenza di quello della Banca centrale europea e di numerose banche centrali, è quello di favorire la massimizzazione dell’occupazione coerentemente con la stabilità finanziaria. Powell ha messo il dito sull’aspetto centrale (spesso ignorato nei dibattiti di politica economica e monetaria di questi mesi): la crisi finanziaria del 2008-2009 e soprattutto la crisi sanitaria del Covid-19 hanno modificato profondamente i mercati del lavoro tanto che non si sa più quale è quello che nei manuali universitari degli anni Settanta del secolo scorso veniva chiamato il natural rate of unemployment , il tasso di disoccupazione coerente con una crescita economica sana di medio periodo.
Mentre sul fronte dei prezzi, le tensioni inflazionistiche riguardano un numero limitato di beni, sono causate da “strozzature” dell’offerta e la politica monetaria ha strumenti noti ed efficaci (se del caso) per dominarle, in materia di implicazioni delle crisi dell’ultimo decennio (o giù di lì) in materia di natural rate of unemployment (per quanto attiene all’economia americana) si naviga ancora un po’ nel dubbio. Tra le varie strade indicate nell'”economia dell’incertezza” dell’ultimo quarto di secolo (ad esempio, la teoria di Dixit e Pindyck), Powell sceglie l’opzione di differimento, ossia mostrare una strada ma prenderla molto gradualmente, e con la possibilità di fare marcia indietro, man mano che si hanno informazioni più chiare e soprattutto meno velate da incertezza. Questa strada è il tapering ossia il graduale abbandono del Qe senza una data precisa e tenendo aperta la possibilità di cambiare marcia e rotta.
I commenti della stampa italiana e americana hanno messo in risalto che l’annuncio (implicito) del tapering (per gli Stati Uniti ciò vuol dire la riduzione degli acquisti di titoli pubblici alla media di 120 miliardi di dollari al mese) ha galvanizzato i mercati e Wall Street: l’indice S& P 500, il più significativo della Borsa a stelle e strisce, è salito dello 0,2% al record intraday di 4.505 punti.
La prossima riunione dell’organo di governo della Fed sarà dal 21 al 22 settembre. Diversi funzionari dell’autorità monetaria americana hanno sussurrato che verrà allora sostenuta la necessità di iniziare a ridurre gli acquisti di obbligazioni poco dopo quell’appuntamento, se continua l’aumento dell’occupazione degli ultimi mesi. Powell ha mostrato maggiore cautela. L’intervento del Presidente della Federal Reserve a Jackson Hole è stato preceduto da quelli di molti cosiddetti “falchi” della politica monetaria americana, i quali propendono perché si avvii il tapering il prima possibile. Nelle prossime settimane, negli Stati Uniti il dibattito sui tempi e sui modi sarà intenso.
È più importante, a mio avviso, focalizzarsi sulle implicazioni per l’unione monetaria europea ed in particolare per l’Italia. L’annuncio del tapering negli Usa non potrà non rafforzare quei componenti dell’organo di governo della Bce che da tempo chiedono la fine di misure monetarie “non convenzionali” di cui l’Italia è stata, ed è, il principale beneficiario. Occorre, quindi, prepararsi a una maggiore attenzione al finanziamento in deficit – e al collocamento sul mercato del debito della Pubblica amministrazione. Proprio in mesi in cui, con l’elezione del presidente della Repubblica, le tensioni politiche interne verosimilmente aumenteranno.
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